mercoledì 15 febbraio 2017

MOTO GUZZI 1000 SP by MACCO MOTORS

BREVE STORIA DI UN BRUTTO ANATROCCOLO
Si fa presto a dire che tutte le Moto Guzzi sono belle. La verità è che anche la casa italiana famosa per il suo stile che ricordava audacia e velocità, ha avuto il suo periodo pragmatico a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 durante il quale alle magnifiche Le Mans e California venivano accostate le piccole “ibride” quattro cilindri GTS motorizzate Benelli e le turistiche ree di montare sgraziati cupolini geometrici disegnati con linee rette e “tagliati” con l’accetta.
È il caso della 1000 SP, ottimo esempio di meccanica e ciclistica superiori mortificate da un design e da un’estetica che pur pratici non avrebbero retto al peso del trascorrere del tempo e delle mode. E se vi state chiedendo se quella in foto è una 1000 SP ebbene si, lo è…anzi lo era prima che venisse “liberata” dagli spagnoli di Macco Motors per esprimere la propria natura. Il team iberico ha lavorato come uno scultore con un blocco di marmo, facendo venir fuori alla luce del sole, scalpellata dopo scalpellata, l’essenza della materia. Il committente è un appassionato e collezionista di Moto Guzzi (alcune anche da competizione) che un bel giorno è entrato in possesso di una 1000 SP dell’82 e che ha pensato bene di far sbocciare, da quel brutto anatroccolo qual era, il canonico cigno. Accorciata e rifatta con un nuovo elemento la porzione posteriore del telaio (snellito di tutti quegli attacchi originali ritenuti inutili e dipinto con vernice nera smaltata) si è proceduto a creare una linea più filante attorno al serbatoio originale (fortemente voluto dal proprietario) con un codino in acciaio sfuggente e classico allo stesso tempo con luce e porta targa a sbalzo, sella Macco Motors con doppie cuciture, fianchetti aderenti, parafango anteriore a filo ruota abbondantemente ridimensionato (il posteriore è stato semplicemente abolito) e un piccolo cupolino ispirato a quello del Le Mans anni ’80. La ciclistica è stata adeguata al nuovo stile cafè racer con semi manubri con bracciali da 22mm, pedane arretrate Tarozzi, forcella anteriore revisionata e abbassata, ammortizzatori posteriori YSS e pneumatici Metzeler Lasertec montati sui cerchi originali ridipinti. Svecchiata e resa più sportiva l’estetica e la ciclistica, si è proceduto a rinvigorire la meccanica del bicilindrico di 949 centimetri cubici con nuovi filtri K&N (applicati ai Dell’Orto originali ricondizionati) e un nuovo impianto di scarico due in due totalmente dipinto di nero con terminali più corti e girati verso l’alto. Stesso discorso per l’impianto elettrico, vero tallone d’Achille della produzione lariana del periodo, rifatto da zero e completato da nuove luci (anteriore da sei pollici e posteriore old style) e mini indicatori. La verniciatura bianca e rossa con profili blu ha completato la preparazione che insegna come anche una motocicletta non propriamente bella possa trasformarsi con i giusti interventi in un mezzo affascinante. D'altronde chi mai immaginerebbe che questa Guzzi era in origine una semplice SP?    












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