LO
SPORTSTER PER BATTERE LE SPORTIVE
Come
nei migliori gialli d’autore, l’assassino è tornato sul luogo del delitto. O
meglio Woolie, al secolo Michael Woolaway del workshop Deus di Venice Beach in
California, ha elaborato la sua seconda Sportster per un cliente che era
rimasto colpito dalla The American un’altra sporty modificata profondamente per
aggredire l’asfalto. Per la sua seconda Sportster l’ispirazione è stata
duplice: da una parte The American e dall’altra la Chevrolet Bel Air del ’57, la
cui contaminazione è ben visibile soprattutto nella coda d’alluminio dove
spuntano due piccole pinne oltre che nel nome della special.
Ma la sorpresa più
grande è relativa al telaio rifatto da zero con tubi al cromo molibdeno che in
parte ricorda quello della Sportster donatrice del ’98 e in parte il famoso
“letto di piume” della inglese Norton. Rispetto a quello di serie è più leggero
(pesa la metà dell’unità di serie), corto e rigido e con geometriche che
favoriscono maneggevolezza e stabilità sia sul veloce che nel misto come si
confà a una motocicletta da corsa quale è nelle intenzioni di Woolie la Bel
Air; inoltre funge da serbatoio dell’olio e permette di montare il mono
posteriore in posizione asimmetrica. Le sospensioni sono un mix formato da una
forcella ex Yamaha YZF-R6 da 43 millimetri e un forcellone posteriore
personalizzato con capriata di rinforzo superiore e mono disassato della Race
Tech il tutto pluriregolabile e costruito o rivisto da Jimmy Wood di Moto
Station che le ha settate specificamente per il peso e l’altezza del cliente. Cerchi
a raggi della Sun con mozzi Rad, pneumatici Bridgestone Battlax e freni Brembo
di grosso diametro con pompa Magura. Il motore Evolution pur abbondando per
potenza e, soprattutto, coppia è stato rinvigorito con un’accensione Daytona
Twin Tec, carburatore Keihin FCR-39 dotati
di filtro aria K&N e scarico in acciaio inox home made cromato con
terminali lunghissimi. Le forme voluttuose del serbatoio d’alluminio con tappo
Monza d’epoca sono state battute a mano e modellate specificamente per
accoppiarsi con la nuova sella piatta con finitura trapuntata e con i
semimanubri LSL; dell’avantreno colpiscono il parafango in carbonio e la grandezza
del faro anteriore. Infine la vernice, ispirata alla Bel Air del ’57 di cui si
accennava all’inizio e ottenuta miscelando varie tonalità fino a raggiungere il
risultato ricercato e che potete ammirare dalle foto. Cosa rimane dello spirito
originale della Sportster del ’98? Poco o nulla ma anche tutto. Perché se è
vero che la “piccola” di Milwaukee è pur sempre una custom, è altresì corretto
ricordare che la Sporty nasceva per essere la piccola peste sportiva
dell’Harley-Davidson, perennemente in competizione con le inglesi prima e con
le giapponesi dopo, genitrice della ricercatissima XLCR e spina dorsale delle versioni
da pista KRTT e KRXR.
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