IL
RICHIAMO DEL DESERTO
192
chili, 797 centimetri cubici e 52 cavalli erano i dati fondamentali che
lasciarono tutti a bocca aperta nel 1980 quando fu presentata la capostipite
della famiglia GS, un’endurona ribelle (alla tedesca) nata per assecondare giri
selvaggi nel deserto e, quando il caso lo richiedeva, anche tranquilli viaggi
turistici in coppia. Oltre 240 chili, motore boxer di 1.170 centimetri cubici e
125 cavalli sono la normalità a cui siamo stati abituati con l’evoluzione del
modello che, quasi come in un patto faustiano, ha ceduto parte della sua anima più
avventurosa in favore di una vita eterna da spendere nei brevi tragitti casa/bar
per l’aperitivo.
Sia ben chiaro che qualunque GS con motore boxer non può
definirsi una fuoristrada pura ma sicuramente l’opulenza degli ultimi modelli
ha sotterrato sotto tonnellate di sabbia l’intrinseca potenzialità del modello
d’affrontare con relativa facilità tratti sporchi e passaggi impervi. A riprova
di quanto detto basta citare l’HP2 Enduro, motocicletta che pur dotata del
boxer raffreddato ad aria è riuscita a conquistare gli amanti del tassello
sfoderando doti dinamiche (fino a quel momento solo sognate) da maxi off road
grazie anche all’adozione di una forcella anteriore tradizionale in luogo del
pur prestante Telelever. Va da se che il GS di serie è diventato difficile da
gestire fuori dall’asfalto (ambiente in cui, invece, si muove con relativa
scioltezza); a meno che non si intervenga su ciclistica e sovrastrutture per adattarle
al guidatore migliorandone il feeling e
il controllo in situazioni al limite dell’aderenza. E più o meno deve essere
stato questo il pensiero dei ragazzi di Ton Up garage quando hanno trasformato
un GS in…quello che vedete in foto, che non è propriamente una scrambler (da
cui eredita la semplicità e lo stile) e neppure un enduro da deserto (ma le
ruote artigliate e le protezioni tubolari sicuramente aiutano nei raid tra dune
e sabbia). Probabilmente l’indizio più concreto per definirla almeno
parzialmente sono i due grossi fari stile baja che sottolineano la poliedricità
(con preponderanza per i raid sporchi, avventurosi e ad alta velocità) di una
preparazione che si discosta dai canoni classici visti fino ad oggi. Le
priorità erano molteplici ma il primo intervento sostanziale è stato quello
d’eliminare tutto quanto lasciando solamente telaio (modificato nella parte
superiore e posteriore) e motore. Il serbatoio originale è stato sostituito con
quello di una R80 ampiamente allargato in cui è stato ricavato uno spazio per
nascondere l’intero impianto elettrico e la pompa carburante; purtroppo il
nuovo elemento ha obbligato a rimuovere l’ABS per mere questioni d’ingombri. La
posizione sulla moto è stata modificata grazie a un nuovo telaietto posteriore
con relativa sella biposto più piatta, al manubrio da off road dotato di
manopole riscaldabili (per raid più nordici) e paramani, ai differenti ingombri del serbatoio e alle
pedane specialistiche da fuoristrada (quelle del passeggero sono state
sostituite con altre più piccole). Per i cerchi si è optato per elementi a
raggi del modello ADV con pneumatici TKC 80 che mixano perfettamente lo stile
aggressivo del tassello con una buona resa sia on che off road. Nuovi
parafanghi home made cromati, nuove luci e indicatori (all’anteriore il doppio
faro è un PIAA con rete parasassi), ingegnosa borsa laterale ottenuta da una
tanica metallica per la benzina (leziosamente dipinta di bianco) e protezioni
tubolari per avantreno serbatoio e testate oltre a una piastra inferiore
paramotore. Gli interventi sul propulsore sono stati limitati ai nuovi condotti
aria con filtri K&N e a un differente impianto di scarico interamente
realizzato in acciaio. Rimane il tocco finale della verniciatura splendida
nell’insieme, che fa risaltare ora il serbatoio ora le protezioni ora la
porzione posteriore a seconda della posizione dell’osservatore. Questa in
sintesi è la GS Hunter 1200, impossibile da classificare ma in grado d’urlare
le proprie velleità fuoristradistiche quasi più di una HP2 con il plus dello
stile unico.
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