IL
MISTERO DELLE ALI SPARITE E RICOMPARSE
Oramai
è chiaro che le ali introdotte da Ducati nella MotoGP moderna producevano un
vantaggio aerodinamico importante, il cui reale valore in campo in termini
cronometrici non è dato sapere. Ciò premesso è evidente che dopo il finto
ostracismo nei confronti della soluzione aerodinamica studiata dall’Ing.
Dall’Igna, tutti i team (e relativi R&D) hanno lavorato per riprodurre gli
effetti aerodinamici delle ali della discordia senza incorrere in sanzioni
regolamentari.
La versione più audace al momento sembrerebbe essere quella
studiata da Aprilia che durante gli ultimi test a Phillip Island è scesa in
pista con una curiosa carenatura anteriore in cui facevano bella mostra di se
due singolari ali “scatolate” come se fossero parte integrante del cupolino. E
pur comprendendo come ogni elemento della motocicletta sia stato migliorato
rispetto al 2016 non si può non fare attenzione alle dichiarazioni di Aleix
Espargarò secondo cui l’anteriore, rispetto alla passata stagione, è migliorato
sia durante le frenate al limite sia in stabilità. In realtà tecnicamente si
tratta di “canali” denominati condotti NACA che dal muso forzano l’aria in un
percorso fino alle ginocchia dei piloti, per generare del downforce. Tradotto
non sono le ali degli anni passati (bandite per regolamento) ma gli si
avvicinano molto per quanto riguarda gli effetti deportanti. Soluzione simile,
ma solo apparentemente, è stata adottata da Suzuki che dopo aver sviluppato
altri componenti della GSX-RR ha testato anche la nuova carenatura dotata di
“fessure aerodinamiche” sul muso molto vicine per concezione tecnica a quanto
fatto da Yamaha. In pratica il cupolino è stato allargato creando delle
aperture entro cui posizionare dei flap che dovrebbero generare carico
aerodinamico. Yamaha, che è stata la prima a mostrare la propria carenatura, ha
sfruttato una doppia pancia entro cui inserire diverse file di alette con lo scopo
di creare deportanza e incanalare l’aria per migliorare il raffreddamento. Chi
non ha ancora scoperto le proprie carte sono state Ducati precorritrice delle
alette, e Honda che lo ricordiamo fu il primo costruttore a chiedere che
venissero bandite per motivi di sicurezza. C’è da aggiungere che il regolamento
prevede la possibilità di utilizzare solo due tipi di carenature,
preventivamente approvate, durante tutto l’arco della stagione. E’ naturale,
quindi, che chi può aspetterà fino al primo gran premio per svelare eventuali novità
aerodinamiche, per non correre il rischio d’essere copiato dagli avversari.
L’unica certezza è quella che sempre più la MotoGP tende ad assomigliare alla
Formula 1 con tutti i pro e contro del caso. E mentre assistiamo al “balletto”
delle carenature in pista, ci chiediamo se come accaduto nelle quattro ruote,
anche in MotoGP l’aerodinamica possa diventare una componente così fondamentale
nelle prestazioni di un prototipo, al punto da poter fare pendere l’ago della
bilancia in favore ora di tal uno ora di tal altro costruttore.
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