LA
FRENATA: DIFFERENZE TRA ROSSI E MARQUEZ
Ci
chiediamo spesso tra di noi cosa avrebbe fatto Marquez se avesse corso contro
Rossi nella ex 500, la classe regina con motori a due tempi, quella bizzosa che
faceva volare letteralmente i piloti in aria se si ruotava troppo presto o con
troppa foga la manopola del gas. Perché è un dato di fatto che mentre
l’italiano riusce a dosare il gas con millimetrica precisione, lo spagnolo fa
grande affidamento sull’elettronica sfruttandone l’intervento e strapazzando
maggiormente la manopola destra (e il numero di cadute per singole stagioni è
lì a confermarlo).
Ciò premesso entrambi sono validi esponenti di due modi
diversi di guidare una moderna MotoGP e, intrinseco all’asserzione appena
formulata, a frenare in maniera differente. Rossi sfrutta una frenata potente
ed efficace per recuperare metri sugli avversari proprio nella fase della
staccata, mantenendo una traiettoria dritta e intervenendo sulla leva in modo
lineare e mai brusco, controllare step by step il rotolamento e il grip della
ruota anteriore; difatti cade raramente e l’avventura Ducati ha prodotto pochi
risultati proprio a causa dello strano comportamento dell’anteriore della rossa,
soprattutto in fase di frenata. Esatto opposto è Marquez, molto più aggressivo
e sempre alla ricerca del limite fisico della propria moto e del grip. Il suo
stile di guida gli permette di sfruttare meno i freni anteriori “violentando”
maggiormente la ciclistica per buttare dentro la curva la propria Honda. Non a
caso lo spagnolo utilizza dischi freno anteriori più piccoli da 320 millimetri
(eccezione fatta per Motegi) rispetto all’italiano con la contropartita di un
maggior numero di cadute (nel 2015 si è ritirato a seguito di scivolate ben sei
volte). Stessa differenza per quanto riguarda l’utilizzo del freno posteriore
con Rossi più “pulito” che quasi lo “dimentica” in favore di acceleratore e
peso del corpo utilizzati per controllare il beccheggio della sua Yamaha per
poter sfruttare una guida pulita per percorrere più velocemente la curva.
Marquez, al contrario, affronta la curva spostando al suo interno busto e testa
e aprendo il prima possibile la manopola del gas (famose le sue derapate in
uscita) e correggendo la traiettoria con il freno posteriore. E pur rimanendo
il dubbio su quale sia la tecnica migliore, ritorna prepotente in mente la
guida di Stoner selvaggia e spettacolare al punto che per poter funzionare
azzerava quanto più possibile l’intervento dell’elettronica per gestire in
piena autonomia sia l’acceleratore che i freni.
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