E’
la domanda che ci poniamo: chi avrebbe il coraggio di mettere mano (e
modificare) una Kawasaki H2? Scopritelo con noi.
Quando
uscì l’Honda CBR 900 RR (la prima Fireblade per intenderci) la sua linea era
talmente bella che nessuno si sarebbe mai immaginato di svestirla o
modificarla. Poi in Germania scoppiò la moda delle naked e tutto cambiò. Arrivò
la Ducati 916 la prima dell’era moderna con gli scarichi sotto la coda e si
pensava la stessa cosa, ma poi tutto cambiò di nuovo. Stesso discorso per l’MV
Agusta F4 e per la strepitosa (e filante) Yamaha R1 prima serie che sembrava
più sottile di un foglio di carta. Chi avrebbe mai osato metter mano su un
design così perfetto? Tutti, a distanza di pochi anni!
Venne il giorno della
stupefacente Aprilia RSV4 con la sua coda a rondine e…stessa storia, pochi mesi
ed era già passata sotto le mani dei preparatori che l’avevano denudata e
modificata totalmente. Arriviamo ai giorni nostri e ammiriamo l’incredibile e
fantascientifica Kawasaki Ninja H2, caratterizzata dallo style Mazinga, dalle
alette aerodinamiche e da quel fascinoso e conturbante (e a tratti misterioso)
turbocompressore. Chi mai oserebbe metter mano (e modificare…eresia!) quella
che ormai viene considerata una futura instant classic? Wrenchmonkees
ovviamente. Sarà per il freddo (la factory si trova a Copenhagen) che spinge i
preparatori a passare lunghi inverni in garage, o forse perché avevano un conto
in sospeso con l’eroe di metallo che salvava il mondo una volta al giorno dalle
forze del male tra le sei e le sette del pomeriggio, fatto sta che neppure la
regina ipersportiva e ultraveloce di Akashi è stata risparmiata. Commissionata
dalla olandese Rev’it! (quella dei capi d’abbigliamento tecnico per
motociclisti) per il lancio della campagna pubblicitaria della nuova linea
d’abbigliamento urbana caratterizzata da uno stile casual e alla moda
all’esterno e tecnologico e protettivo all’intero, è stata modificata seguendo
il medesimo dictat: stilosa fuori e ipertecnologica dentro. Il gioco di contrasti si basa su un vestito
fortemente ispirato alle moto del decennio ’80-’90 caratterizzate da una
tecnologia (e da un’elettronica) ancora piuttosto acerbe e da motori già molto
potenti. Così i ragazzi di Copenhagen hanno prelevato da un classico di quel
periodo (la Kawasaki ZX-7R) la carenatura anteriore e l’hanno adattata e
modificata sulla H2 a cui hanno accoppiato un codino in fibra di vetro e a un
guscio che imita un serbatoio entrambi home made. Due elementi di alluminio
modellati a mano e posizionati ai lati del traliccio in tubi, imitano i famosi
telai a trave degli anni ’90. Nella realtà moderna della H2 quello di destra sostiene
e nasconde il serbatoio del liquido refrigerante e alcuni cablaggi mentre
quello di sinistra funge da presa d’aria. Un nuovo telaietto posteriore
sostiene la coda (che funge da serbatoio e nasconde la pompa della benzina e il
tappo per riempire il secondo serbatoio anteriore in cui è inglobata una
batteria lasciata volutamente a vista poco dietro il cannotto di sterzo); il
telaio originale, invece, è rimasto quello di serie con piccole modifiche
(nuova staffa dell’ammortizzatore di sterzo e l’eliminazione di quelle
inutili). Forcella anteriore più corta di 15 millimetri modificata con nuovi
elementi interni della Hyperpro e forcellone in tubi d’alluminio vincolato a un
mono completamente regolabile sempre della Hyperpro. Cerchi Dymag CH3 in
magnesio, pneumatici slick Dunlop Sportmax GP da gara, impianto frenante e leve
al manubrio (compresa quelal della frizione) Beringer con tubazioni in treccia
d’acciaio, catena RK racing accoppiato a una corona Talon, silenziatore
SC-Project e filtri aria Sprintfilter. Il resto del tempo è stato impiegato per
spostare e riallocare particolari che non sono visibili se non togliendo la
carena e il blocco codino/serbatoio. In se l’operazione “nostalgia” sembra
riuscita, adattandosi benissimo allo scopo per cui è stata pensata. Però ci
sorge un dubbio: non sarebbe stato meglio utilizzare una nuovissima e
silenziosissima moto elettrica? Naaaaa, per sconfiggere i malvagi anche Mazinga
avrebbe scelto la Kawa turbocompressa!
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