Brembo
e Rossi hanno studiato una leva a pollice per il freno posteriore a causa
dell’infortunio dell’italiano.
Sul
sito della Brembo emerge un retroscena interessante relativo all’impianto
frenante della M1 del pilota italiano, modificato a causa dell’infortunio.
Sembra infatti che per compensare la minore funzionalità della gamba, Rossi ha
usato la così detta pompa/pollice per azionare il freno posteriore. E così dopo
soli 23 giorni dall’incidente, Valentino ha aggiunto un altro capitolo alla sua
leggenda conquistando il terzo posto sulla griglia di partenza del Gran Premio
d’Aragon, concluso in quinta posizione.
Si tratta di un risultato
inimmaginabile solo pochi giorni fa e reso possibile, oltre che dall’immenso
talento dell’italiano, anche da un una particolare soluzione frenante che
Brembo ha messo a disposizione del “dottore” proprio per ovviare alle
difficoltà dovute a una gamba destra non al 100%. Infatti, oltre ai dischi in
carbonio e alle pinze, c’era anche la particolare pompa-pollice anch’essa
realizzata da Brembo. Si tratta di una soluzione che consente d’azionare il
freno posteriore senza ricorrere al pedale ma semplicemente ricorrendo a una
piccola leva sotto la manopola sinistra mossa dal pollice. Già nei test a Brno,
Valentino aveva provato la configurazione “standard” cioè con pompa a pollice e
pedale collegati alla stessa pompa posteriore: in questo caso non è possibile
azionare contemporaneamente il freno posteriore con pompa a pollice e pedale ma
solo con uno dei due. Dopo l’infortunio, l’italiano ha preferito una soluzione
con due circuiti separati al fine di poter azionare contemporaneamente pompa a
pollice e pedale, modifica che i tecnici Brembo hanno approntato in tempo
record con una nuova pinza posteriore in grado di soddisfare questo requisito. D’altro
canto Brembo conosce molto bene Valentino fin dal suo esordio nel Mondiale: in
22 anni di attività, infatti, the Doctor ha cambiato 4 Case Costruttrici
(Aprilia, Honda, Yamaha e Ducati) e tre marche di pneumatici ma è sempre rimasto
legato ai freni Brembo. La tecnologia su cui si basa la pompa/pollice della
Brembo risale a 25 anni su richiesta di Mick Doohan, rimasto di un grave
incidente durante le prove del Gran Premio d’Olanda del ‘92, ad Assen. I medici
olandesi lo operarono alla gamba destra ma nella notte ci furono delle
complicazioni che stavano per portare all’amputazione dell’arto. L’australiano
chiamò in soccorso il Dottor Claudio Costa che lo caricò su una barella per
portarlo in Italia. L’ideatore della Clinica Mobile riuscì a salvargli la gamba
che però non aveva più la forza di un tempo. Doohan non era più in grado d’azionare
il freno posteriore con il pedale di destra. Serviva un comando sul manubrio
che potesse assolvere alla stessa funzione. E così nacque la pompa freno
posteriore azionata dal pollice. Con il passare dei mesi Doohan sviluppò una
sensibilità sempre maggiore, arrivando a vincere cinque Mondiali consecutivi
della classe 500, dal 1994 al 1998, tutti con i freni Brembo. L’infortunio di
Rossi non è equiparabile per gravità a quello di Doohan ma il dottor Pascarella
che l’ha operato ad Ancona il 1° settembre si era comunque raccomandato perché
rispettasse almeno 30 giorni di riposo. Invece la voglia di Rossi di tornare in
moto ha avuto la meglio su tutto e tutti. Anche nel suo caso la forza della
gamba destra risultava temporaneamente inferiore al 100 per cento. E così ha utilizzato
la leva posizionata sotto il semi-manubrio sinistro per azionare il freno
posteriore. La soluzione pompa/pollice non è affatto una novità nella MotoGP di
oggi. Questa soluzione è adottata, con diversi gradi di continuità, anche
dall’altra Yamaha di Vinales e dalle Ducati di Dovizioso, Lorenzo e Petrucci. Lo
stile di utilizzo della pompa pollice Brembo cambia solo leggermente da pilota
a pilota, in quanto tutti la utilizzano sia per rallentare la moto in staccata
sia per bilanciarla in fase di accelerazione, evitando così il pattinamento in
curva. In pratica, la pompa pollice opera come una sorta di traction control:
si aziona a centro curva per riuscire a restare vicini al punto di corda,
raddrizzando la moto in maniera più rapida e agevolando l’operazione anche
nelle curve a destra dove in alcuni casi si rischia il contatto dello stivale
destro con l’asfalto.
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