LA
SPECIAL DA PISTA
La
domanda è semplice ma la risposta è spesso complessa: cosa spinge un
motociclista a cercare il brivido della pista? Per alcuni è il piacere
d’appoggiare per la prima volta il ginocchio sull’asfalto e mostrare
orgogliosamente le “grattate” sulla protezione. Per altri è la possibilità
d’esplorare la pura velocità in un ambiente relativamente sicuro. Altri ancora
diranno che non c’è nulla di più bello del riuscire a raccordare le curve in
rapida successione.
Se poi in pista si scende in gruppo, l’ebrezza della
bagarre è qualcosa che dall’esterno appare pericolosa, ma diventa pura estasi
per chi la vive in prima persona. La verità è che per la domanda iniziale
esistono svariate risposte come molteplici sono i mezzi con cui si può entrare
in pista: race replica, sportive di serie, turistiche più o meno potenti e
custom. Addirittura c’è chi organizza gare per motorini di 50 centimetri cubici
elaborati allo spasimo e con pneumatici sottilissimi. E in questo melting pot
capita che a qualcuno viene in mente la malsana idea di costruire una moto da
pista vecchio stile partendo da una base piuttosto anzianotta e “agricola” ma
in linea con il progetto e con il tipo di race replica. Come nel caso di Pierre
proprietario di Freeride Motos che, scoperta una Bultaco Campera Agricultura
175 due tempi del ’66, ha deciso di usarla come base per riprodurre per quanto
fosse possibile una ben più blasonata, e sportiva, Bultaco TTS da corsa con cui
ha corso anche il plurititolato (12+1 come ama dire lui) campione Angel Nieto.
In effetti il progetto aveva preso vita parecchio tempo prima, motivo per cui
molti pezzi erano già disponibili e pronti all’istallazione. Per prima cosa il
telaio è stato pulito da elementi inutili, rinforzato secondo le specifiche
della TTS e saldato a TIG. Alcuni particolari sono stati prelevati dalla
produzione Bultaco come la forcella derivate da un mix d’elementi provenienti
da una Pursang 250 (foderi) e da una Sherpa 350 (steli) e 125 (molle). Il
forcellone originale cromato è stato accoppiato ad ammortizzatori a gas KFX
regolabili; semimanubri Tarozzi, leve Amal, gas rapido Domino e strumentazione
Koso. Per i cerchi sono stati miscelati i mozzi della Campera originale con
canale Akront da 19 pollici davanti e Pursang 250 dietro. Serbatoio e codino in
vetroresina sono repliche fatte in casa rispettivamente della TTS e della
Montesa. Per quanto riguarda il motore a due tempi, completamente manutenzionato,
sono stati cambiati cilindro e pistone, sostituita l’accensione con una nuova
unità elettronica, maggiorato il carburatore (ora da 28) dotato di un filtro
più aperto, tagliato il coperchio carter sinistro per far posto a luna
differente leva del cambio e montato un nuovo scarico a espansione ottenuto
modificando e saldando assieme elementi ex Aprilia. Una veloce sabbiatura e
subito dopo colore nero per le alette, argento opaco per le testata e lucidatura
per i coperchi carter (l’interno di quello sinistro è stato dipinto di giallo).
Anche il resto della moto ha sfruttato gli schemi grafici delle Bultaco da
corsa combinando giallo e nero mentre il telaio è stato trattato con una resina
epossidica nera. Chi conosce la TTS sa che il motore era raffreddato a liquido
e non ad aria e che il design (soprattutto posteriore) era più racing. Ma vista
la base utilizzata e permesse alcune “concessioni poetiche” del caso, non si
può non apprezzare il risultato che anche dalle foto fa venire voglia di
saltare in sella, stringere i semimanubri e cominciare a piegare e pennellare
le curve in circuito.
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