lunedì 8 maggio 2017

SUZUKI KATANA GSX 1100 SD by TEAM CLASSIC SUZUKI

COSA RESTERA’ DI QUESTI ANNI ‘80
Nonostante l’ottimo (e potente) motore e la ciclistica rigorosa e sincera per i tempi, la Suzuki Katana con quel look forse troppo in anticipo sui tempi risulta più apprezzata oggi che non quando è stata presentata, andando a ingrossare l’onda del remake che sta trasformando anche i giallicci e inutilizzabili computer degli anni ’80 in veri e propri oggetti di culto.
E mentre si continuano a inseguire voci di una possibile erede, a noi piace dilettarci con il modello originale kittato seguendo precisi e rigorosi criteri che prevedono sospensioni K-Tech, ruote Dymag, forcellone modificato da Sweet Fabrications, motore preparato con camme più spinte, valvole in acciaio inox e cilindrata portata al limite dei 1.170 centimetri cubici; il tutto condito da una livrea che riprende i colori ufficiali Suzuki. E non poteva essere differentemente dal momento che si tratta di un progetto realizzato dal team Classic Suzuki, un reparto specifico della casa di Hamamatsu dedicato a versioni racing vintage. Nel caso in specie questa Katana è stata preparata per correre la quattro ore dell’Endurance Legends che si svolgerà a Donington Park alla fine di quest'anno, guidata da James Whitham, Steve Parrish, e Michael Neeves piloti britannici di notevole livello…che equivale ad asserire che ha ancora da dire la sua! La verità è che gli anni ’80 hanno segnato il passaggio dalle grosse naked del decennio precedente (potenti ma con telai, sospensioni e gomme ancora troppo approssimative) e il decennio successivo fatto di sportive carenate e già più estreme per l’uso quotidiano. La Suzuki Katana (come molte sue concorrenti di quel periodo) rappresentava la possibilità di poter correre e vincere anche per un pilota privato dal momento che al di qua e, soprattutto, al di là dell’oceano la formula magica era quella di motociclette strettamente derivate dalla serie prive di carenature e modificate in pochi punti strategici (sospensioni, freni e poco altro) per mettere in pista spettacolari gare combattute fino al traguardo con il classico coltello tra i denti. Il motore, che già erogava la sua buona dose di coppia e potenza massime, non necessitava di particolari interventi se non quelli dedicati a garantire principalmente l’affidabilità nelle competizioni. E ricordando yuppies alla guida di potenti e scorbutiche Porsche Turbo, improponibili giacche con spalline imbottite e capelli alla George Michael quando faceva parte degli Wham, non ci resta che correre a spulciare le rubriche degli annunci (cartacei e informatici) alla ricerca se non di una Katana, almeno di una naked di quegli anni da poter modificare nel week end e guidare allegramente sentendoci, sotto un casco Nava, Spencer o Rayney o Gardner.          



















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