La
Guzzi V85 s’ispira a un prototipo che ha corso la Dakar e da cui è stata
derivata la serie NTX. Qui trovate la sua rocambolesca storia.
Il
prototipo V85 della Moto Guzzi presentato all’ultima edizione dell’Eicma ha
fatto sognare migliaia di motociclisti che si sono chiesti da dove prendesse
spunto, se i colori usati fossero casuali e soprattutto se la Moto Guzzi avesse
mai preso parte alla Dakar. Per rispondere a queste domande bisogna sfogliare
l’album dei ricordi e tornare indietro alla prima metà degli anni ‘80 durante
la travagliata era De Tomaso.
In quel periodo la maratona africana si stava
trasformando da pura avventura sportiva per appassionati in vera e propria competizione
tecnica in grado d’attirare costruttori come BMW, Honda e Yamaha e affascinare
migliaia di piloti e fan dei rally. In questo contesto un giovane architetto
bergamasco, Claudio Torri conosciuto con il soprannome di “Barabba”, si
presentò alla dirigenza della Moto Guzzi per chiedere una V65 TT con cui
prendere parte alla Dakar dell’85. Le iniziali reticenze del Ragioniere Donghi,
Amministratore Delegato della Moto Guzzi, vennero fugate dalla possibilità di
poter tastare il terreno tecnico e commerciale del nuovo segmento delle maxi
enduro e, soprattutto, dalla disponibilità di Torri a condividere le spese del
progetto. Fu così che nel reparto esperienze di Mandello del Lario, sotto la
direzione dello storico tecnico Serafino, iniziò la costruzione del prototipo.
Sostanzialmente furono montate sospensioni dalla lunga escursione, serbatoio
maggiorato da 50 litri realizzato prima in acciaio e successivamente in
alluminio per ridurne il peso, sella monoposto, sovrastrutture e pneumatici
specifici per la competizione rallystica, irrobustito il telaio e preparato il
motore. All’epoca la partecipazione di una Moto Guzzi alla Dakar non suscitò un
particolare interesse da parte dei media e del pubblico soprattutto perché l’avventura
si concluse con il ritiro di Torri a causa della rottura dei raggi dei cerchi
di serie (in quel momento non erano disponibili elementi più robusti che
potessero essere montati su un mezzo con trasmissione finale a cardano) che
risultarono non idonei all’utilizzo. Ciononostante la Gazzetta dello Sport
dedicò due mezze pagine in due momenti differenti al pilota italiano. La prima
quando Torri fu dato per disperso e la seconda quando si scoprì che “Barabba”
si era travestito da arabo per vendere cianfrusaglie a piloti e giornalisti
della Dakar. Sebbene l’epilogo non sia stato dei migliori, la Moto Guzzi
costruì 17 esemplari della V65TT (che nel frattempo fu rinominata Baja)
destinati alle competizioni e poco dopo, con profonde modifiche, ne derivò la
serie NTX che venne impiegata anche dalle forze dell’ordine. Detto ciò, le
fotografie della Baja e della V85 evidenziano la somiglianza di certi elementi.
Rimane solo da chiedersi se, un po’ come ha fatto l’Alfa Romeo in Formula Uno,
la Moto Guzzi possa essere interessata a un ritorno nei rally sfruttando il
know how dei marchi del gruppo piaggio di cui fa parte, per spingere
commercialmente i modelli di serie pur diversi meccanicamente ma
imprescindibilmente lariani.
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