Prendete
una moto progettata più di sessant’anni fa, modificatela secondo i dettami
tecnici dell’epoca e otterrete una special…speciale!
In
un mondo che ci vuole social e iper connessi, che ci spia da dietro uno schermo
e che anticipa i nostri (presunti) desideri solo perché abbiamo messo un “mi
piace” su una pubblicità è un luogo dove non è sempre piacevole vivere. Ecco
perché, forse, quando tutti ci dicono d’andare sempre più veloci, conviene rallentare
e guardarsi attorno per vedere cosa accade realmente.
Da questa riflessione che
ha i connotati di un’apocalisse orwelliana, nasce il desiderio di possedere una
Royal Enfield che sia esattamente come quella in foto. Realizzata dai francesi
di Baak Motocyclettes, vuol essere non tanto un tributo quanto una
dichiarazione di guerra o un atto di ribellione alla fasulla necessità della
massima prestazione a tutti i costi. Si chiama 1960 e altro non è se non una
nuova Royal Enfield Claassic EFI 500 trasformata per restituire il piacere
della guida (soprattutto in fuoristrada) di oltre cinquant’anni fa. Ed è buffo
notare che un mezzo così sia stato realizzato per l’amministratore delegato di
un’agenzia di comunicazione! I dictat intorno a cui si è lavorato sono stati
l’aspetto vintage, alcuni particolari ricercati e, soprattutto, una guida
divertente e vecchia maniera soprattutto in fuoristrada. Tecnicamente, quindi,
sono stati montati cerchi a raggi da 21 e 18 pollici con pneumatici in grado di
garantire un buon grip sia su strada che in fuoristrada. Il resto della
trasformazione è stata ispirata principalmente dalle vecchie BSA e AJS. Motivo
per cui è stato montato un manubrio da trial più alto e largo dell’originale
con traversino superiore, un unico strumento circolare posto poco dietro i
riser, un singolo specchietto rotondo cromato, manopole Biltwell e faro più
piccolo con griglia protettiva (dietro è stato installato un elemento tondo a
LED). Serbatoio con tappo Monza, coperchio batteria e parafanghi in stile trial
sono stati realizzati appositamente in alluminio per la 1960 esattamente come
l’impianto di scarico rialzato (in perfetto stile scrambler) in acciaio inox
raccordato con il nuovo filtro aria più aperto e a cono. Alcune modifiche pur
pensate per avere un impatto estetico, hanno anche una certa funzionalità come
ad esempio la sella monoposto a molle e le cinghie che sostengono il coperchio
batteria e il serbatoio creando un contrasto piacevole e caldo con le parti in
alluminio lucidato. A occhio e croce questa Royal Enfield si dovrebbe poter
guidare abbastanza facilmente sia in strada che nei tratti di sottobosco pieni
di fango e foglie scivolose, impostando una velocità di crociera relativamente
bassa rispetto a una moto da cross moderna, ma pur sempre piacevole. A questo
punto domandatevi quanto possa essere razionale al giorno d’oggi guidare una
motocicletta progettata più di sessant’anni fa e mai realmente modernizzata
(fatta eccezione per il montaggio dell’iniezione elettronica), che eroga una
potenza alla portata di uno scooter di media cilindrata, pesante perché fatta
tutta di metallo e che richiede una manutenzione quasi giornaliera. Poi
guardate le facce sorridenti di chi le guida e fermatevi a riflettere: chi ha
realmente ragione?
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