Triumph
e Norton si rilanciano con joint venture e partecipazione nel motomondiale. BSA
acquisita dagli indiani.
Chi
scrive adora quel modo tutto anglosassone di concepire e costruire le
motociclette che ne caratterizza l’industria fin dagli inizi del secolo scorso.
Basta citare marchi come Norton, Triumph o BSA per comprendere quasi
immediatamente il concetto. Sarà per il loro sfacciatissimo self control che
gli permette di progettare e presentare motociclette dal carattere unico, o
forse per la loro costituzione geografica di isolani che li aliena dal resto
del mondo…fatto sta che in passato (e finalmente anche negli ultimi decenni)
gli inglesi sono stati in grado di concepire, pur rimanendo apparentemente
allineati ai gusti del mercato, motociclette non tanto innovative in senso
assoluto quanto piuttosto indimenticabili per design e impostazione tecnica.
Per citare alcuni esempi emblematici basterebbe ricordare i famosi
monocilindrici BSA e Norton o il vittorioso telaio “letto di piume” di
quest’ultima degli anni ’60 per poi planare ai giorni nostri con l’iconica
Speed Triple con doppio faro che ha fatto scuola diventando essa stessa emblema
di un certo tipo di naked performanti. E come non citare la Bonneville che in
quasi sessant’anni di vita e declinata nelle sue diverse versioni ha fatto
innamorare milioni di motociclisti di tutto il mondo. Ciononostante oggi più di
ieri la globalizzazione e i mercati emergenti impongono alleanze strategiche
che permettano di produrre, con costi contenuti, modelli che siano appetibili
per i mercati di riferimento e non solo. Per questo motivo sia Triumph che
Norton hanno stretto partenrship con altrettanti marchi “esteri”. Nello
specifico la prima ha creato una collaborazione con l’indiana Bajaj per la
produzione di moto di media cilindrata (dove il marchio inglese era assente
praticamente dalla fine degli anni ’50). Si tratta di una collaborazione
commerciale (non di capitale, tengono a sottolineare da Hinckley) che per gli
inglesi vuol dire poter sfruttare l’enorme vantaggio delle economie di scala
del costruttore indiano e a questi ultimi di poter accedere al konw how della
Triumph. L’obiettivo è quello di offrire una gamma di motociclette di media
cilindrata in grado di racchiudere il meglio dell’expertise di entrambe le
Società puntando sui punti di forza di entrambi i partner (posizionamento e
percezione dei brand in primis ma anche design, ricerca e sviluppo, grande
qualità, prezzi competitivi e distribuzione mondiale). Questa nuova partnership
globale permetterà a Triumph di espandere significativamente il proprio raggio
d’azione entrando in nuovi segmenti caratterizzati da volumi maggiori,
soprattutto nei mercati emergenti. Bajaj otterrà a sua volta accesso
all’iconico marchio Triumph e alle sue famose motociclette, avendo così la
possibilità di offrire una più ampia gamma di prodotti nel mercato domestico e
in atri mercati internazionali. Contemporaneamente il costruttore inglese, in
un’ottica di rinnovamento del proprio brand anche a livello sportivo, ha
siglato un accordo con la Dorna per la fornitura in esclusiva dei motori per la
Moto2 a partire dal 2019. L’iconico tricilindrico di 765 centimetri cubici
montato sulla Street Triple, segnerà il ritorno nel motomondiale del marchio
inglese e permetterà sia di sviluppare nuove soluzioni atte a migliorare
performance e affidabilità del propulsore sia di rientrare nel mondo delle competizioni
in circuito da cui Triumph mancava da oramai troppi decenni. Contemporaneamente
a queste notizie, dall’Inghilterra è arrivata la notizia della nuova
partenrship di Norton con i cinesi di Zongshen. L’accordo ventennale prevede la
produzione su licenza di un nuovo bicilindrico parallelo a quattro tempi di 650
centimetri cubici sviluppato da Norton e Ricardo Engineering. Al momento non si
conoscono i dettagli dell’accordo milionario che permetterà al costruttore
britannico d’incamerare liquidi per continuare lo sviluppo del proprio V4
sportivo. Infine quasi un anno fa la Mahindra (altro colosso industriale
indiano) ha completato l’acquisizione della BSA (e della Jawa) con l’intenzione
di mettere in produzione entro meno di due anni nuovi modelli. Tecnicamente
l’acquisizione è avvenuta attraverso la società sussidiaria di Mahindra &
Mahindra Limited con l’acquisto del 100% delle quote azionarie del marchio
inglese e rendendo di fatto il colosso asiatico il nuovo proprietario della
BSA. La mossa è prima di tutto strategica perché permetterebbe di ripartire da
zero con la produzione di nuovi modelli (BSA è di fatto un marchio inattivo da
decenni) per poter in primis contrastare la Royal Enfield (altro costruttore
indiano i cui modelli sono strettamente derivati da progetti inglesi) sul
mercato interno. Quali saranno i frutti di questi accordi (e acquisizioni) lo
vedremo nel breve periodo. Molto più breve sarà la volontà, da parte del
mercato, d’accettare o meno le partnership di marchi storici e iconici (noblesse
oblige) con brand più moderni e considerati ceap.
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