lunedì 14 agosto 2017

L’INCREDIBILE STORIA DELLA MISTERIOSA KAWASAKI A QUATTRO RUOTE

Un uomo solo progetta e costruisce negli anni ’70 la prima, incredibile e misteriosa auto da corsa della Kawasaki.

Nata nel 1896 la Kawasaki Heavy Industries Ltd. è un vasto conglomerato industriale giapponese con una vasta gamma di prodotti che spaziano dalle costruzioni aerospaziali e ferroviarie alle navi, passando  per ATV, moto d’acqua e motociclette. E sebbene ultimamente sia conosciuta soprattutto per le sue vittoriose due ruote (che stanno dominando i campionati Superbike e Supersport), un annuncio apparso recentemente su Ebay ha attirato la nostra attenzione.
Oggetto dell’inserzione è una vettura in pieno stile Can-Am (la famosa Canadian-American Challenge Cup, gara molto popolare negli anni ’70) motorizzata all’epoca con un bicilindrico Kawasaki a due tempi di 440 centimetri cubici. Ma facciamo un passo indietro. Negli anni ’60 la Kawasaki si sta organizzando per “invadere” l’America con le sue piccole motociclette. A questo scopo viene creato un ristretto gruppo che dovrà sondare il mercato e suggerire alla casa madre i modelli che avranno potenzialmente successo. Del gruppo fanno parte Darrel Krause che appronta una strategia di marketing molto efficace basata sulla partecipazione ai record di velocità a Bonneville del ’67 con le piccole 250 a due tempi, sulla gestione dei primi team da corsa che stavano nascendo in America e sulla creazione di una divisione motori a Minneapolis. Quest’ultima, a partire dal ’70, comincia a costruire propulsori per le motoslitte che si decise di montare anche su automobili da corsa. E così nel ’72 viene assunto il pilota e costruttore Harvey Aschenbrenner con il compito di creare una sorta di mini Can-Am sfruttando il propulsore a due tempi delle motoslitte. Come nelle più classiche storie, Harvey butta giù uno schizzo di massima su un foglio, ne calcola le misure e fa produrre il primo prototipo. Il telaio è un monoscocca d’alluminio con profili quadrati (imposti più che scelti da Harvey che preferiva i classici tubi tondi) con carrozzeria in vetroresina; un artigiano costruisce alcuni elementi della ciclistica mentre per il piantone dello sterzo viene utilizzato…un palo della recinzione! Al bicilindrico è adattato un cambio motociclistico e sono necessari diversi calcoli per definire il migliore rapporto finale dal momento che, in origine, la trasmissione nasceva per un propulsore a quattro tempi con ruote alte mentre ora è accoppiato a un bicilindrico a due tempi da corsa (quindi con erogazione ottimale ad alti regimi) e a cerchi molto più piccoli da 13 pollici. Poche settimane dopo il prototipo scende in pista per i primi test con risultati…disastrosi! Dopo poche tornate l’auto è già uscita di strada a causa di problemi meccanici. Per il secondo test viene impiegata una nuova trasmissione che non risolve del tutto i problemi ma che permette al team di girare sull’ovale in 14,56 secondi; e considerando che il record della pista era di 14,54 potevano ritenersi più che soddisfatti! Tornati in fabbrica viene montato un nuovo convertitore di coppia per risolvere definitivamente i problemi alla trasmissione, in vista di una dimostrazione a Laguna Seca qualche settimana dopo. Con poco tempo per organizzare la trasferta e ancor meno per mettere a punto la meccanica, il test è l’ennesimo disastro. Il motore funziona male e dopo pochi giri si ammutolisce del tutto. Ciononostante le foto della Kawasaki in azione in pista generarono molta curiosità e interesse al punto che a Minneapolis cominciano a ricevere parecchie chiamate di appassionati e piloti. Per questo motivo viene trovato un partner che avrebbe costruito le auto mentre in Kawasaki si sarebbero occupati della meccanica. Harvey si sposta per quasi due mesi in Florida per dedicarsi alla messa a punto del motore, ma al suo ritorno scopre che il partner non ha assemblato nemmeno un’auto. A questo punto il progetto si arena perché Kawasaki comincia a dedicarsi ad altro e Harvey viene chiamato da Krause per rimanere in California. La piccola Can-Am viene praticamente dimenticata (salvo essere saltuariamente “resuscitata” con poco entusiasmo dal famoso ex-partner). Del prototipo si perdono le tracce fino a oggi quando riappare in rete. O per meglio dire quando rispuntano la carrozzeria e pochi altri elementi. E già perché del telaio e del propulsore non vi è traccia. Ciononostante rimane la storia, interessante e quasi poetica, di un uomo che ha sognato di costruire una vettura da corsa motorizzata con un propulsore a due tempi Kawasaki (nato per le motoslitte)… il tutto in una piccola factory e con mezzi limitati. 








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