LA
DIVINA MOTORATA-anche detta-LA DUUVINA COMMEDIA. VIAGGIO
ALL’ELEFANTENTREFFEN” di MAURIZIO PRIMO
“Come
colomba dal disio chiamata
Mi
sistemai su quella sella oscura,
chiusi
visiera e tunica incerata,
pronto
e disposto per quest’avventura…”
E’ incredibile
cosa l’intelletto umano possa produrre. Nel mio peregrinare di contatto in
contatto mi sono imbattuto in Maurizio Primo libero professionista del mondo
Marketing e Comunicazion e autore del libro che andiamo a proporvi.
Maurizio ha
partecipato all'Elefantentreffen e l’ha trovato talmente bello che ha pensato meritasse
un reportage…un pelino particolare. E così si è portato come compagno di
viaggio Dante Alighieri, che volendo scrivere qualcosa sui motociclisti ma non
sapendone nulla, gli ha chiesto un passaggio e penna in mano ha vergato “La
Divina Motorata -anche detta- LA DUUvina Commedia. Viaggio
all’Elefantentreffen”. Che per dovizia di cronaca è stato affrontato proprio a
cavallo di una CR&S Duu. Se lo stile metrico è identico all’originale, il
testo è chiaramente metaforico (tra l’altro con un colpo di scena teatrale la
motocicletta prende vita nelle ultime pagine e inizia a parlare in perfetto
dialetto meneghino). Di seguito troverete un paio di pagine e il proemio (con
invocazione alla Musa come è doveroso per ogni opera che si rispetti) mentre il libro completo è già
disponibile su www.ilmiolibro.it, o per
chi è di Milano presso la Libreria dell'Automobile, da Union Bike via Tolstoy e
da Motospalsh.
Per chi
invece fosse curioso di sapere qualcosa di più su Maurizio vi possiamo dire che
è un motociclista a tutto tondo: Ducati 999 principalmente per la pista, Yamaha
XT 600 con cui ha fatto anche la Via del Sale e la CR&S usata per l’Elefantentreffen.
Poi, siccome il dominio elefantentreffen.com incredibilmente non era
registrato, ci ha pensato lui fatto e il suo gruppo di amici da moto. Han messo
dentro tante info su come andare al Treffen, come farsi le catene eccetera. Lo
legge un sacco di gente e nell'ultima edizione si sono ritrovati in 40! E se
non fosse ancora sufficiente vi riportiamo qui di seguito uno stralcio dell’introduzione
dalla “Divina Motorata”; perché chi meglio di se stessi può parlare…di se?
“Vado in moto da
quando ho 12 anni, cioè dal 1975.
In effetti, sappiamo bene
che a quell’età non avrei potuto guidarla, ma ne avevo una a portata di mano,
la Vespa 50 di mia sorella, la Chicca, e la tentazione fu subito molto forte. Valeva
la pena rischiare e cominciare a vivere le prime esperienze sulle due ruote
motorizzate.
La bici era lenta e
faticosa!
La mia prima moto,
proprio mia, un Benelli 50 da strada, verde meraviglia, con cambio a destra e
prima in su (aargh!), fu un regalo di Natale. Avevo 13 anni e mezzo, l’avrei
guidata solo a giugno successivo e, udite udite, me la regalò la nonna paterna.
Capito bene, proprio la nonna! Mi diceva di coprirmi bene anche d’estate, di
andare pianissimo ecc. ma, insomma, una nonna che ti regala il motorino è
davvero un mito in controtendenza. Grazie ancora Nene, e un grosso bacio dal
tuo masnà (la nonna era di Torino e in dialetto vuol dire un po’ ragazzo e un
po’ birbante).
Nel garage di fianco
al mio, a Milano, c’erano le moto superbe e già d’epoca allora, del mitico sig.
Coari, un ex pilota. A Varazze invece, in estate, c’erano i fratelli maggiori
dei miei amici con le prime Honda 750 e 350 Four, i Kawa da paura o il Suzuki
380 tre cilindri azzurro, e poi i Guzzi e il Laverda 1000 arancione, SWM e KTM
da cross e via così con i bei ricordi di quei tempi, a quattro e due tempi, con gli odori forti della benzina super,
ancora rossa, e dell’immancabile Castrol Super TT per la miscela.
Tutto questo ebbe di
sicuro un qualche effetto sui miei ancora acerbi neuroni di adolescente e ancor
di più su quelli, già ben predisposti, con gli imprinting motociclistici.
Di quegli anni
conservo ancora un giubbettino beige chiaro, con tante minuscole macchioline
nere: erano gli spruzzi d’olio vaporizzato che uscivano dalla marmitta del
Fantic Caballero - 50 c.c. e un mostruoso carburatore da 24 - del mio amico
Carlo col quale iniziai a girare la Liguria. Io ovviamente, col mio Benelli 50
e con carburatore maggiorato ma solo da 16, gli restavo sempre dietro.
Da quei giorni delle
estati di fine anni ’70 in poi, ho sempre avuto almeno una moto, usata in ogni
stagione; in estate, che è cosa naturale, ma non solo, visto che da Milanese il
traffico è un forte incentivo a resistere anche a un po’ di freddo invernale e
a mettersi comunque sulle due ruote che, ai tempi, erano senza cupolino né
carenature”.
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