XVS 650 DRAGSTAR “DRAGBRAT” by MADE MEN BIKES
Carene, carene ed ancora carene. Ecco
il leit motive della customizzazione da qui in poi. Se potessero mettere una
copertura aerodinamica ad una carrozzina per bebè lo farebbero…e non è detto
che non la stiano già realizzando!
La parte migliore di questo cambio di rotta
(prima si spogliava qualunque modello ed ora si ricopre tutto) è la grande fantasia che i customizer applicano
al concetto di carenatura. Per esempio potrebbe capitare di trovare una vecchia
Yamaha XVS 650 magari a 300 chilometri dalla tua officina di vederla e
prenderla immediatamente, perché il prezzo è bassissimo, con l’intenzione di
customizzarla con un budget ridicolo, con strumenti semplici (saldatore per
unire pezzi di metallo e radio per alleggerire i momenti di difficoltà) e
possibilmente di fare anche una gran bella figura nei contest. La basicità (il
bicilindrico è raffreddato ad aria) e la proverbiale affidabilità giapponese
erano un ottimo punto di partenza per qualcosa di visionario. E difatti
liberata letteralmente di tutti gli elementi di plastica e di ciò che non era
necessario (per lo meno secondo il progetto iniziale) la custom nipponica ha
perso anche… la sospensione posteriore! Reload: inizialmente l’idea era quella di
tenere la forcella telescopica originale e il posteriore molleggiato ma quando
le nudità della XVS si sono dipanate davanti ai ragazzi di Made Men Bikes,
l’idea di un telaio rigido si è concretizzata con un taglio netto di tutto ciò
che non serviva più allo scopo. In linea con il posteriore anche davanti il
progetto è stato modificato ad hoc con una sospensione springer DNS
(trasformata con componenti ThreeTwoChoppers) con annessa ruota anteriore 21 e
piccolo freno a tamburo. Il vero colpo di genio è stato l’utilizzo di un mini serbatoio
(a proposito avete notato il marchio AMF Harley-Davidson “cancellato” con una
grossa X nera per rendere ben chiaro che non si tratta di una motocicletta
americana?) che ha richiesto un adattamento del telaio che alla fine è stato
modificato per un buon 70 per cento. Per quanto riguarda il manubrio anch’esso
ha risentito del cambio di progetto in corso d’opera. Prima si discuteva di uno
Z bar e solo dopo ci si è resi conto che con lo spazio offerto dalla carenatura
la soluzione migliore era un pezzo in stile dragster modellato sue forme della
carenatura. A proposito di questo elemento, si tratta di un classico della
produzione inglese vinta con un rilancio in un’asta su internet…quando si dice
il caso, dal momento che proprio questo elemento ha stravolto interamente il
progetto. Altri “pezzi” caratteristici sono il barilotto sotto sella, la coda
ottenuta modellando un foglio di acciaio, gli scarichi corti che spuntano dalla
pancia destra della carena (che fanno il paio con un carburatore Mikuni HS40mm
KJS), lo pneumatico posteriore Goodyear Eagle in pieno stile drag ed il grosso
contagiri piazzato esattamente sotto il naso. Curioso che sia prevista la luce
di posizione posteriore ed un portatarga. Indubbiamente traspare uno spirito da
drag stripe ma non dimenticate che si tratta pur sempre di una civilissima
Yamaha bicilindrica ex custom vestita con un abito sartoriale. Come dire che un
petardo fa più rumore se lo si mette dentro un barattolo di metallo che non
gettandolo semplicemente a terra.
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