mercoledì 7 febbraio 2018

Kawasaki KLX250 by Knuckle Whackjob

Leggera, colorata, divertente e con un forcellone apparentemente fuori contesto. Ecco il futuro delle special di piccola cilindrata.
Si fa prima a innamorarsene che non a leggere il nome del preparatore. Ciononostante nella bellissima KLX250 preparata dagli indonesiani di Knuckle Whackjob è racchiuso il presente (e il futuro) delle special di piccola cilindrata. Infatti, al di là della specifica preparazione dedicata palesemente all’off road non estremo, i dettami della customizzazione delle moto di cilindrata ridotta (noi diremmo alla portata di molti) sono evidenziati in modo ben preciso: leggerezza, elementi con colorazioni allegre e ciclistiche divertenti che, date le potenze in gioco ridotte, amplifichino il piacere della guida.
Nel caso in specie il lavoro di trasformazione si è concentrato su una KLX250 a carburatori del 2012 che rappresenta perfettamente il segmento di moto di piccola cilindrata, economiche e non specialistiche, polivalenti e di sostanza, che strizzano un occhio sia ai giovani che ai motociclisti più navigati, dotati di motorizzazioni facili anche per i neofiti (la versione attualmente in listino, dotata d’iniezione elettronica, eroga circa 22 cavalli e pesa meno di 140 chili) e il cui unico vero limite è il look plasticoso e moderno. Va da se che la più grande pecca della KLX250 è anche il motivo per cui potenzialmente può essere una delle moto più desiderabili disponibile sul mercato dal momento che, svestirla per trasformarla nella propria special senza perderne le caratteristiche peculiari, è quasi automatico. In questo caso il committente desiderava installare un forcellone di derivazione Yamaha YZ250 e snellire il look del retrotreno modificando telaietto, sella, parafanghi e quant’altro. In realtà le potenzialità della KLX e i suggerimenti dei ragazzi di Knuckle Whackjob hanno fatto si che il lavoro di trasformazione andasse molto più in profondità al punto che, per migliorare esponenzialmente la resa in fuoristrada, la forcella anteriore è stata sostituita con quella di una YZ dotata di un kit Pro Circuit e gli pneumatici, montati sui cerchi originali da 21 e  18 pollici, soppiantati da dei Maxxis votati all’off road. Ciononostante la differenza rispetto al modello di serie, l’ha fatta la trasformazione delle sovrastrutture. Serbatoio, coperture del radiatore, fianchetti laterali, griglia para sassi dei faretti anteriori, sella e relativo telaietto sono tutti componenti home made dal sapore vintage e con un look da off road vecchio stile a cui fanno da contraltare elementi moderni come il faro posteriore a LED, il manubrio Renthal, le manopole Protaper, gl’interruttori Domino e un terminale FMF Powercore 4 (unica modifica che ha interessato il propulsore rimasto praticamente di serie). Tra i due estremi sono presenti idee furbe come la cinghia sul cannotto di sterzo per trainare la moto o la fiancatina destra che avvolge il terminale di scarico agendo di fatto come un para calore. Colorazione rigorosamente nera, spezzata dal serbatoio azzurro con decorazioni in stile, e da pochi altri particolari come la catena blu e i tubi freno rossi. 







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