LEO PAYNE & TURNIP EATER
Quand’è che una moto si può definire leggendaria? E quando
un pilota può essere assurto nel gota dei grandi? A volte bisogna che uomo e
macchina si incontrino per non lasciarsi più e scrivere insieme la loro storia,
la loro leggenda. Quella che vi stò per raccontare è l’incredibile vita di Leo
Payne e della sua Harley-Davidson Sportster. Tutto ebbe inizio nel 1957 presso
la concessionaria H-D di Mike Wilson dove Payne si recò per acquistare la sua
Sporty Ironhead. Il giovane Leo (era nato il 10 marzo 1931 a St. Louis) compra la
sua prima moto a 19. Interrotto il suo hobby a causa della guerra in Corea, trasferitosi
nell’Iowa iniziò a lavorare part-time presso una concessionaria Harley-Davidson
dove cominciò a modificare moto e si guadagnò la nomea di proprietario delle
Sportster più veloci del Midwest. Iniziò a correre e vincere nei locali eventi dedicati
alle drag racing, che hanno contribuito a diffondere la sua reputazione. Fu tra
i primi piloti ad utilizzare il metodo del burnout per riscaldare il pneumatico
posteriore. Era famoso per i suoi tempi di reazione fulminei al semaforo delle
drag strip. Era anche un abile meccanico specializzato nel modificare
carburatori per drag racing al punto che George Smith, di S & S, lo
contattò per aiutare l’azienda a costruire un carburatore più performante. Un’altra
particolarità di Payne era l'abitudine di dare un nome alle sue motociclette da
corsa (Quarter Horse, Drag Sport e il più popolare di tutti, Turnip Eater).
Tutte le sue moto recavano l'incisione di "In God We Trust" sui
coperchi frizione. E’ lecito chiedersi se i burnout e le incisioni ed i nomi
dati alle sue creature fossero un vezzo od un vero e proprio mantra tecnico o
solamente un modo per intimidire i piloti contro cui correva. La sua attività
agonistica dura oltre 20 anni (dal 1950 a metà degli anni ’70 e successivamente
fino al 1980 circa come collaboratore), ed è legata a filo doppio proprio alla
Sportster acquistata nel 1957 da Wilson e denominata Turnip Eater. Modificata
costantemente per correre nelle categorie drag racing la piccola Sporty era
stata trasformata e migliorata passo dopo passo, evolvendo insieme a Leo. Uomo
e macchina erano talmente in sintonia che i loro tempi sulle drag strip
raramente variato di più di un paio di centesimi di secondo. Uno dei maggiori
segreti di Payne era la sua capacità di ridurre all’osso ogni singolo pezzo di
metallo; rimuoveva e modificava ogni elemento per poter abbassare drasticamente
il peso delle sue motociclette da corsa. A metà degli anni ’60 Leo e Turnip
Eater avevano vinto praticamente ogni competizione a cui avevano preso parte al
punto che riuscivano a battere anche i pilti ufficiali.
A questo punto la
storia prende una piega differente: non più un quarto di miglio nel minor tempo
possibile ma la più elevata velocità che quello Sporty potesse raggiungere (con
Leo al comando ovviamente!). E così Payne comincia a lavorare nuovamente sulla
piccola Harley-Davidson per adattarla ai record di velocità sul lago salato di
Bonneville. Nel 1969 la moto era pronta per incidere la dura crosta del lago
salato con una piccola curiosità: si era deciso che Leo, mentre era a
cavalcioni della sua Turnip Eater, si sarebbe letteralmente fatto trascinare da
un veicolo di appoggio a cui si sarebbe tenuto tramite la maniglia della
portiera. Raggiunte la 75 miglia orarie avrebbe innestato la frizione,
rilasciata la maniglia del veicolo da traino e si sarebbe lanciato alla massima
velocità raggiungibile! Ecco Leo Payne che si buttava in una nuova prodezza
velocistica, dentro un tuono a due cilindri, carenato per fendere l’aria e
leggero come un fuscello. Quell’estate del ’69 alla Bonneville Salt Flats un
uomo risoluto girava con un misuratore di densita’ dell’aria agganciato alla
cintura per poter regolare al meglio il suo carburatore S & S; sotto il
cielo azzurro un mezzo meccanico lanciato a tutta velocità stava dando il cento
per cento ed il suo pilota forniva un'altra percentuale non ben definita che
avrebbe spinto entrambi oltre il limiti del buonsenso. Quel giorno Leo e la sua
Turnip Eater viaggiarono ad una media di 196,512 miglia orarie e raggiunsero la
velocità massima di oltre 201 miglia diventando il primo pilota e la prima moto
non streamilner a superare il muro delle 200 miglia orarie e battendo di ben 43
miglia il precedente record di categoria…un successo! Per onorare l’impresa l’Harley-Davidson
produsse un poster che ritraeva Leo in sella alla sua Turnip Eater. Payne si
presentò a Bonneville anche gli anni successivi migliorando i suoi precedenti
primati; rimase nell’ambiente delle corse fino al 1980 aiutando molti giovani
piloti nelle corse drag. Un male incurabile lo ha strappato a questo mondo il
18 settembre 1991, ma egli sarà sempre ricordato come l’uomo in grado di spremere
la maggiore potenza e velocità dalle Harley-Davidson Sportster più di chiunque altro
ed ogni ragionevolezza tecnica. Oggi la sua Turnip Eater, acquistata restaurata
proprio da Mike Wilson dopo la morte dell’amico, riposa in Ohio nel Motorcycle
Hall of Fame Museum il luogo che celebra tutti quei personaggi che hanno
offerto il loro contributo allo sport motociclistico, alla costruzione di
motociclette e, in generale, a tutti coloro che abbiano fatto qualcosa di
importante in ambito motociclistico. Leo Payne è uno di loro…a buon diritto.
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