mercoledì 2 luglio 2014

ZAETA OUROBOROS

FLAT TRACK



Avete presente la Zaeta? Proviamo ad immaginarla. Impossibile,  perché ogni moto è praticamente unica, omologata per circolare in strada, performante sulle piste ovali sterrate e sostanzialmente artigianale. Tutto ha avuto inizio quando nel 2007 Paolo Chiaia e Massimo Rizzo incontrano a Daytona il pilota Marco Belli durante una gara di short track. Lì nasce un’idea che si concretizza un anno dopo con l’incontro di Graziano Rossi (il papà di Valentino). E così nasce la Zaeta da competizione, una motocicletta leggera ed agile. Nel 2011 arriva l’omologazione dopo due anni di domini sugli ovali (vittorie dei campionati italiani di flat track 2010 e 2011 con Marco Belli) e di sperimentazioni. Oggi possiamo ammirare quella che io considero LA Zaeta per antonomasia, diversa da qualunque moto di serie il mercato possa proporre, più stretta, più agile, più leggera e tremendamente divertente. E’ costruita intorno ad un italianissimo monocilindrico TM di 530 centimetri cubici da circa 55 cavalli con raffreddamento a liquido, testata DOHC con valvole in titanio, cambio a cinque rapporti e doppia modalità d’accensione (elettrica o con il classico kick starter). Il telaio doppia culla è costruito con tubi in acciaio al cromo molibdeno con un interasse di soli 1.340 millimetri ed un’altezza della sella di circa 800 millimetri. Il forcellone posteriore è stato creato con una capriata di rinforzo superiore in tubi cui viene infulcrato direttamente il mono Ohlins (disassato sul lato destro) mentre all’anteriore trova collocazione una forcella Paioli con piastre in ergal ricavate dal pieno. Entrambe le sospensioni sono pluriregolabili e l’interasse può essere variato di circa 30 millimetri. Pinze Brembo e freni flottanti a margherita (anteriore da 320 millimetri e posteriore da 240), fanali e frecce ed un serbatoio in alluminio più capiente rispetto ai modelli da gara, evidenziano la possibilità del doppio utilizzo sia in pista che su strade pubbliche. Ora al di là dei dati tecnici è evidente che Zaeta è un progetto coraggioso oltre che una motocicletta irresistibilmente bella e drammaticamente spartana. Forse è l’unica moto che non mi sento di consigliarvi di replicare quanto piuttosto di comprare, se possibile, e spogliare del superfluo per funambulare in equilibrio precario su due ruote, dentro un ovale ridendo come matti sotto il casco. 






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