FLAT TRACK
Avete presente la Zaeta? Proviamo ad immaginarla.
Impossibile, perché ogni moto è
praticamente unica, omologata per circolare in strada, performante sulle piste
ovali sterrate e sostanzialmente artigianale. Tutto ha avuto inizio quando nel 2007 Paolo
Chiaia e Massimo Rizzo incontrano a Daytona il pilota Marco Belli durante una
gara di short track. Lì nasce un’idea che si concretizza un anno dopo con l’incontro
di Graziano Rossi (il papà di Valentino). E così nasce la Zaeta da
competizione, una motocicletta leggera ed agile. Nel 2011 arriva l’omologazione
dopo due anni di domini sugli ovali (vittorie dei campionati italiani di flat
track 2010 e 2011 con Marco Belli) e di sperimentazioni. Oggi possiamo ammirare
quella che io considero LA Zaeta per antonomasia, diversa da qualunque moto di
serie il mercato possa proporre, più stretta, più agile, più leggera e
tremendamente divertente. E’ costruita intorno ad un italianissimo monocilindrico
TM di 530 centimetri cubici da circa 55 cavalli con raffreddamento a liquido,
testata DOHC con valvole in titanio, cambio a cinque rapporti e doppia modalità
d’accensione (elettrica o con il classico kick starter). Il telaio doppia culla è
costruito con tubi in acciaio al cromo molibdeno con un interasse di soli 1.340
millimetri ed un’altezza della sella di circa 800 millimetri. Il forcellone
posteriore è stato creato con una capriata di rinforzo superiore in tubi cui
viene infulcrato direttamente il mono Ohlins (disassato sul lato destro) mentre
all’anteriore trova collocazione una forcella Paioli con piastre in ergal ricavate
dal pieno. Entrambe le sospensioni sono pluriregolabili e l’interasse può
essere variato di circa 30 millimetri. Pinze Brembo e freni flottanti a
margherita (anteriore da 320 millimetri e posteriore da 240), fanali e frecce ed
un serbatoio in alluminio più capiente rispetto ai modelli da gara, evidenziano la possibilità del doppio utilizzo sia in pista che su strade pubbliche. Ora al
di là dei dati tecnici è evidente che Zaeta è un progetto coraggioso oltre che
una motocicletta irresistibilmente bella e drammaticamente spartana. Forse è l’unica
moto che non mi sento di consigliarvi di replicare quanto piuttosto di
comprare, se possibile, e spogliare del superfluo per funambulare in equilibrio
precario su due ruote, dentro un ovale ridendo come matti sotto il casco.
Nessun commento:
Posta un commento