In
soli due anni Scrambler è diventato un brand a se stante della galassia Ducati.
E come tale da vita a modelli e special a volte distanti dalla base classica da
cui derivano. E il caso della Cafè Racer interpretazione moderna delle special
anni ’60 nate a Londra da un gruppo di giovani motociclisti coraggiosi e
visionari, i “Ton – Up Boys” del movimento Rocker, che in quegli anni iniziarono
a preparare le proprie moto per sfide di accelerazione tra un bar e l’altro: la
gara durava il tempo di una traccia musicale del Juke Box.
Da allora la
cultura Café Racer
ha conquistato tutto
il mondo, diventando
un fenomeno globale a cui la Scrambler non si è sottratta. I cerchi
dorati da 17 pollici montano pneumatici Pirelli DIABLO ROSSO II da 120/70 ZR 17
davanti e 180/55
ZR17 dietro che sono
il cuore di
questa versione che mantiene
comunque un’anima Scrambler. Il
propulsore è il bicilindrico Desmodue raffreddato ad aria e olio dell’Icon,
omologato EURO 4 e con finiture dei carter in
nero e alette lavorate a macchina. Serbatoio a goccia in alluminio, sella dedicata con coprisella del
passeggero, semimanubri in
alluminio con specchietti end bar tipici
delle “race” anni ’60, il cupolino, i
portanumero laterali e il parafango
corto sono parte di uno stile old age che si amalgama con la moderna
tecnologia della pompa freno anteriore di tipo radiale (per garantire frenate
da vera moto sportiva), lo scarico
Termignoni con doppio
terminale e cover
in alluminio anodizzato nero e la forcella a steli
rovesciati con foderi anodizzati neri. Il logo, poi, è un vero e proprio
richiamo se non addirittura un simbolo) di quella cultura motociclistica fatta
di gare clandestine che terminavano spesso sotto la bandiera a scacchi. Per
questo motivo, il logo dello Café
Racer s’ispira a
questa simbologia e
riprende la base
della scacchiera, posizionata sotto la scritta Scrambler. Il numero 54
sui fianchetti, invece, è un omaggio a Bruno Spaggiari storico pilota Ducati
che corse nel 1968 la Mototemporada Romagnola,
classica stradale di quell’epoca,
con una Ducati il
cui motore derivava
proprio dal monocilindrico 350 della
Scrambler. Celebre è la foto del salto al Gran Premio di
Cesenatico. L’asfalto del percorso
cittadino, sollevato dalle radici dei pini
marittimi, creava dei veri e propri salti sui quali
i piloti si giocavano
la gara tra un
incrocio e l’altro. Allo stesso modo di una motocicletta
da gara, anche la Cafè Racer adotta
un impianto frenante
adeguato. Nel caso in specie si tratta di unità Brembo dotate
di sistema ABS Bosch 9.1 MP con sensore di pressione per garantire la
massima prestazione in fatto di frenate, senza per questo rinunciare a uno
stile minimalista (anteriore singolo da 330 millimetri con pinza a
quattro pistoncini monoblocco
Brembo M 4.32B
con attacco radiale). Le prestazioni, invece, sono
demandate al bicilindrico di 803 centimetri cubici con cambio a sei rapporti
che sprigiona 75 cavalli a 8.250 a giri/minuto e una coppia di 68 nanometri a
5.750.
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