Nessuno
aveva mai osato tanto quanto KTM con questo prototipo denominato 790 Duke.
Guardando distrattamente la motocicletta potrebbe sembrare una variazione sul
tema monocilindrico ma in realtà si tratta di un due cilindri in linea (il nome
completo del futuro propulsore LC8c dove l’ultima consonate indica appunto il
termine “compattezza”) di quasi 800 centimetri cubici dalle dimensioni
ridottissime (quasi un mono) e farcito con la migliore elettronica al momento
disponibile.
Il tutto inserito in un classico (per la marca) telaio a traliccio
con telaietto posteriore in alluminio imbullonato basato sull’esperienza
acquisita sia con i modelli di serie sia con i prototipi da pista e da off
road. Per quanto riguarda le sospensioni le bocche sono ben cucite; si sa solo
che si tratta di unità non di serie della White Power (altro marchio
strettamente legato con KTM sia nel campo della produzione di serie che dei
prototipi); e già la mente viaggia verso esotici laboratori segreti dove folli
chimici lavorano a stretto contatto con ingegneri altrettanto pazzi per ridurre
a zero l’emulsione dei liquidi e garantire una copia perfetta del manto
stradale con ammortizzatori prodotti con leghe esotiche. In questo quadro
generale la parte l’elettronica sembra essere quasi “normale” con mappe motore
personalizzabili, traction control, ride by wire, quickshifter, connettività
globale e assistenza alla guida…per quanto i visi sornioni degli ingegneri di
Mattighofen lasciano intendere che qualche sorpresa ben celata sarà la killer
feature del modello di serie. Rimane un ultimo elemento da segnalare: il
design. Opera di Kiska (come tutte le produzioni di serie e prototipali di KTM
degli ultimi decenni) spinge al limite quelle che sono le nuove caratteristiche
delle motociclette austriache presentate nell’ultimo scorcio del 2016, a
partire dal muso sottilissimo e aggressivo con il faro diviso a metà e
sormontato dal manubrio muscoloso. Linee dritte, tagliate quasi brutalmente
confermano il family feeling con i modelli già in vendita, mentre il codino
corto copre (solo parzialmente e malamente, per fortuna) un minaccioso finale
di scarico in perfetto stile MotoGP (disciplina dove KTM sarà presente dal 2017
per tutta la stagione dopo la gara “spot” di Valencia). La 790 Duke è stata
presentata in pompa magna dal neo campione della Moto3 Brad Binder,
catalizzando gli sguardi (e probabilmente anche i pensieri) di tutti gli
avventori dello stand KTM. Non sappiamo quando diverrà un prodotto di serie, ne
in quante versioni verrà declinata. L’unica certezza che abbiamo è quella di
aver assistito all’ennesima dimostrazione di forza del costruttore austriaco e,
ne siamo convinti, al lancio del guanto di sfida di una tipologia di
motociclette nuove (ma con radici nel passato neppure molto lontano) basate su
ciclistiche raffinate strettamente legate a quelle dei prototipi velocità e
motorizzate con propulsori più piccoli delle maxi sportive ma di gran lunga più
gustosi e divertenti.
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