Presentata
senza passare dai saloni istituzionali, la Bonneville Bobber appare minimalista
ma non povera, ribassata ma comunque maneggevole, rude e selvaggia ma pur
sempre comoda. In sintesi si tratta di una Bonneville forse più basica
(sicuramente monoposto) declinata in versione bobber senza scimmiottare alcuna
marca ma mantenendo le proprie caratteristiche e la propria personalità.
Basata
sulla T120, la Bobber colpisce innanzitutto per la silhouette stretta tra le
gambe come non s’immaginerebbe, data la presenza del grosso bicilindrico
parallelo frontemarcia di High Torque di 1.200 centimetri cubici settato
specificamente per questo modello che garantisce ancora più coppia e potenza ai
bassi regimi. Unendo estetica e tecnologia gli ingegneri della Triumph hanno progettato
un nuovo impianto d’aspirazione (doppio air box con due filtri aria) e di
scarico (sdoppiato, realizzato in acciaio inossidabile spazzolato e con
terminali a fetta di salame) che enfatizzano l’effetto hot rod ricercato su
questo modello. Altra chicca è la posizione di guida settabile in base a gusti,
altezza e stile di guida grazie alla base in alluminio della sella ergonomica
(montata a sbalzo) regolabile sia verticalmente che longitudinalmente e che permette,
di volta in volta, di decidere se guidare con più carico all’anteriore o al
posteriore, in modo più comodo o sportivo garantendo anche la migliore
angolazione delle gambe sulle pedane. Altra caratteristica distintiva è il
retrotreno che riprende le forme dei telai rigidi degli anni ’40 e ’50 da cui
sono state derivate le prime bobber. Eliminato il telaietto reggisella, il
forcellone posteriore diventa sia elemento tecnico che estetico con la sua
forma a gabbia triangolare oscillante che chiude la linea del telaio
principale; per mantenere il design pulito il monoammortizzatore è stato
“nascosto” sotto la sella. Andando avanti il serbatoio più stretto è stato
rimodellato per amalgamarsi con la posizione di guida più bassa e arretrata e
per risultare più in linea con lo stile del mezzo. Parafango, fanaleria e
portatarga posteriore sono stati integrati per mantenere il look minimalista.
Stesso discorso per la strumentazione (completa e regolabile) racchiusa in un
solo elemento tondo. Chiave d’accensione (con immobilizer) spostata sul lato
destro dietro al cannotto di sterzo, vano batteria old style con fascia
d’acciaio per chiudere il coperchio, mozzo posteriore ispirato ai freni a
tamburo, parafanghi aderenti alle ruote, specchietti end bar, design dei corpi
farfallati, frecce ad ogiva, tappo serbatoio dedicato e soffietti sugli steli
forcella contribuiscono a definire lo stile ricercato ma non invadente della
Bobber. Ciononostante il look classico nasconde la migliore tecnologia Triumph già
presente sulle altre Bonneville a partire dalla frizione a coppia assistita, il
ride by wire, il traction control, le mappe motore selezionabili. A completare
lo stile unico contribuiscono non tanto i cerchi a raggi (19 pollici davanti e
16 dietro) ovvii su una motocicletta di questo tipo, quanto gli pneumatici Avon
Cobra appositamente sviluppati per questo modello e che snelliscono la linea
(davanti stretto e alto e dietro più cicciotto e piccolo). Pur rimanendo
sostanzialmente una Bonneville, la Bobber vira verso un’idea più pura, essenziale
e sanguigna della motocicletta al punto da essere proposta monoposto (almeno
nella versione stock; probabile che vengano predisposti accessori dedicati per
godere della compagnia del passeggero). Curiosamente nella storia della Triumph
non è mai esistito un modello bobber; erano i proprietari delle moto inglesi a
customizzarle creando veri e propri pezzi unici per stile e personalità.
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