domenica 28 gennaio 2018

L’Honda straordinaria

Alla fine degli anni ’70 la Honda costruì una 500 da Gran premio con pistoni ovali per battere le 2T. Vi raccontiamo com’è andata.

Honda è il più grande e prolifico costruttore del mondo di mezzi a due e quattro ruote ed è sempre stata attratta dalle competizioni tanto da partecipare contemporaneamente in Formula 1 e nel Motomondiale, operando un travaso tecnologico sia tra i due campionati che nei modelli di serie.
Sul finire degli anni ’70, dopo una pausa dal motomondiale, decisero di rientrare nel circus dove dominavano le 500 a 2T…con un motore a quattro tempi! le differenze di prestazioni tra le due tipologie di propulsori spinsero gli ingegneri nipponici a progettare un quattro cilindri a V di 90 gradi con pistoni ovali, in parte per superare i regolamenti che imponevano motori con un massimo di quattro pistoni e in parte perché attratti dall’architettura del famoso V8 della Moto Guzzi. L’idea era quella di migliorare il riempimento delle camere di combustione sfruttando pistoni ovali che nascevano dalla fusione di due unità cilindriche classiche; inoltre l’utilizzo di due bielle per pistone su un V4 che di fatto lavorava come un V8, avrebbero consentito di ridurre drasticamente le vibrazioni e le forze torcenti sull’albero motore rendendo di fatto più equilibrato il motore e più omogenea e lineare l’erogazione anche agli altissimi regimi a cui poteva arrivare (circa 23.000). Progettata da Soichiro Irimajiri, l’NR 500 a pistoni ovali corse nella classe regina dal ’79 all’81 senza cogliere neppure un punto iridato; ciononostante rappresenta perfettamente la capacità di innovare della Honda. Oltre al motore a pistoni ovali da 115 cavalli, infatti, sfruttava un telaio monoscocca che integrava parte della carenatura (realizzato in lamiera d’alluminio da un millimetro), radiatori posizionati lateralmente, forcella con molle a vista, perno del forcellone posteriore in asse con il pignone e cerchi da 16 pollici. Dopo un debutto deludente e un’annata dello stesso tenore (nel Gran Premio di Francia del ’79 non riuscì neppure a qualificarsi), l’NR 500 venne pesantemente modificata per la stagione 1980 con l’adozione di un telaio in traliccio di tubi, forcella classica, radiatori frontali, cerchi da 18 e potenza innalzata a 130 cavalli. La storia dice che pur trattandosi di uno dei prototipi da Gran Premio più costosi in assoluto, non solo non vinse ma risultò foriera di scandalose prestazioni e brutte figure per la Honda (in un’occasione a causa della scarsa affidabilità prese fuoco dopo il primo giro!) al punto che in Giappone decisero di sostituirla con la NS 500 a 2T già dall’82 sebbene lo sviluppo del prototipo a pistoni ovali fu portato avanti fino all’83. Dalla NR fu derivata nell’87, una versione ibrida per Le Mans dotata del motore a pistoni ovali con cilindrata maggiorata a 750 centimetri cubici e banchate inclinate a 85 gradi, montato in un telaio VFR; si trattava inoltre del più potente motore a pistoni ovali che in questa configurazione arrivava a erogare ben 155 cavalli. La moto riuscì a qualificarsi in seconda posizione ma dovette abbandonare la gara dopo tre ore a causa di un problema tecnico a un perno di biella. Il canto del cingo del progetto NR è rappresentato dal modello di serie presentato nel ’92 e derivato dal prototipo utilizzato a Le Mans. Denominato NR 750 era dotato del motore con la V a 90 gradi a 32 valvole da 125 cavalli, di un forcellone monobraccio e di una forcella regolabile generosamente dimensionati e di prese d’aria in grado d’aumentare la pressione nell’air box a elevate velocità. Dotata di un design futuristico, stabilì diversi record di velocità (sul circuito di Nardò con Loris Capirossi.       








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