martedì 21 febbraio 2017

MOTOGP

LA FRENATA: DIFFERENZE TRA ROSSI E MARQUEZ
Ci chiediamo spesso tra di noi cosa avrebbe fatto Marquez se avesse corso contro Rossi nella ex 500, la classe regina con motori a due tempi, quella bizzosa che faceva volare letteralmente i piloti in aria se si ruotava troppo presto o con troppa foga la manopola del gas. Perché è un dato di fatto che mentre l’italiano riusce a dosare il gas con millimetrica precisione, lo spagnolo fa grande affidamento sull’elettronica sfruttandone l’intervento e strapazzando maggiormente la manopola destra (e il numero di cadute per singole stagioni è lì a confermarlo).
Ciò premesso entrambi sono validi esponenti di due modi diversi di guidare una moderna MotoGP e, intrinseco all’asserzione appena formulata, a frenare in maniera differente. Rossi sfrutta una frenata potente ed efficace per recuperare metri sugli avversari proprio nella fase della staccata, mantenendo una traiettoria dritta e intervenendo sulla leva in modo lineare e mai brusco, controllare step by step il rotolamento e il grip della ruota anteriore; difatti cade raramente e l’avventura Ducati ha prodotto pochi risultati proprio a causa dello strano comportamento dell’anteriore della rossa, soprattutto in fase di frenata. Esatto opposto è Marquez, molto più aggressivo e sempre alla ricerca del limite fisico della propria moto e del grip. Il suo stile di guida gli permette di sfruttare meno i freni anteriori “violentando” maggiormente la ciclistica per buttare dentro la curva la propria Honda. Non a caso lo spagnolo utilizza dischi freno anteriori più piccoli da 320 millimetri (eccezione fatta per Motegi) rispetto all’italiano con la contropartita di un maggior numero di cadute (nel 2015 si è ritirato a seguito di scivolate ben sei volte). Stessa differenza per quanto riguarda l’utilizzo del freno posteriore con Rossi più “pulito” che quasi lo “dimentica” in favore di acceleratore e peso del corpo utilizzati per controllare il beccheggio della sua Yamaha per poter sfruttare una guida pulita per percorrere più velocemente la curva. Marquez, al contrario, affronta la curva spostando al suo interno busto e testa e aprendo il prima possibile la manopola del gas (famose le sue derapate in uscita) e correggendo la traiettoria con il freno posteriore. E pur rimanendo il dubbio su quale sia la tecnica migliore, ritorna prepotente in mente la guida di Stoner selvaggia e spettacolare al punto che per poter funzionare azzerava quanto più possibile l’intervento dell’elettronica per gestire in piena autonomia sia l’acceleratore che i freni.   






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