POCHI
CAVALLI MA CON STILE
Cosa
rimane ai sedicenni di oggi del variegato, puzzolente, coloratissimo mondo
delle 125 due tempi che ha imperato fino a metà degli anni ‘90? Riformuliamo la
domanda: a cosa possono aspirare i giovani sedicenni che oggi si avvicinano al
mondo delle due ruote con le marce? Incastrati tra le pieghe delle moderne
normative che vogliono mezzi più puliti e con potenze limitate, la risposta è
da una parte lo stile con le cafè racer e dall’altra motociclette leggere
(magari da fuoristrada o supermotard) per poter sfruttare al meglio i pochi
cavalli a disposizione.
Un esempio lampante della prima opzione è l’AJS Cadwell
125, onesta monocilindrica di 124 centimetri cubici a quattro tempi e con due
valvole, raffreddata ad aria, dotata di un piccolo carburatore, con
l’avviamento anche a pedivella e capace d’erogare quasi dieci cavalli che la
spingono oltre i 104 chilometri orari. Assemblata in Cina (con tutti i pro e
contro del caso) vuole essere la risposta stilosa di uno dei più antichi marchi
britannici, al sempre più ampio mercato delle commuting semplici a due ruote. Con
una sella bassa (740 millimetri da terra), il peso contenuto in soli 113 chili
a secco e la potenza relativamente contenuta si propone come una delle più
facili 125 sul mercato sia per chi è alle prime esperienze sia per chi non gode
di altezze da corazziere, con il plus di un marchio storico e del relativo
stile. La ciclistica ricalca lo schema classico delle ultime novità del settore
con telaio d’acciaio monoculla aperta accoppiata a freni a disco (singoli per
ogni ruota), cechi a raggi, doppi ammortizzatori cromati posteriori e
strumentazione a due quadranti. Lo stile viene sottolineato principalmente dal
serbatoio, che richiama in parte quelli inglesi degli anni ’60, e dal tubo di
scarico cromato singolo. La Cadwell è disponibile in argento o nero insieme a
fregi dipinti, ma l’aspetto più interessante è il catalogo di accessori a cui
si può attingere per personalizzarla. Al di là delle considerazioni sul
prodotto “made in China”, rimane una riflessione dettata dal tempo che è stato
e che difficilmente tornerà: negli anni dei 125 a due tempi i giovani
investivano i pochi soldi in mistiche testate con luci allargate allo spasimo,
pistoni e cilindri da almeno 175 centimetri cubici ed espansioni (come si
chiamavano in gergo i sistemi di scarico dei motori a miscela) che promettevano
di toccare il cielo con un dito portando la cavalleria teorica oltre i fatidici
30 cavalli (vera chimera dei modelli più sportivi). Oggi si discute di selle,
cerchi a raggi e particolari cromati o se sia meglio la sella color marrone o
nera; allora si mettevano nel serbatoio 5.000 lire di super (piombatissima) per
non incidere troppo sul peso e tentare di far arrivare il tachimetro a fondo
scala…altri tempi.
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