PERCHE’
NON CI HANNO PENSATO PRIMA?
E’
la prima volta che ci troviamo in difficoltà per scrivere il titolo in alto, il
primo, quello che identifica il modello di moto usato come base pe la special.
Perché? E’ presto detto. Si tratta di un motore Yamaha XS 650 dentro un telaio
Norton Commando. Quindi il primo quesito tra di noi è stato: vale di più (per
identificare una motocicletta) il telaio o il motore? Come chiedersi se una
persona può essere identificata dalla forma e dalla capacità di pompaggio del
suo cuore o dall’insieme di muscoli e ossa.
Rimasti con il dubbio (sebbene alla
fine si sia optato per il “cuore”) ci siamo domandati perché nessuno ci avesse
pensato prima. In fondo a voler ragionare un po’ sulla questione i telai
inglesi erano il top per l’epoca (e per molte decadi a venire; inoltre oggi
sono utilizzati per delle bellissime special per gare storiche!) e i motori
giapponesi…beh conoscete benissimo la qualità e le prestazioni di cui sono
capaci, per cui il quadro comincia ad avere senso. Questo puzzle improbabile è
stato concepito da Toivo Madrus e Brad Monk dopo quattro tentativi che hanno
via via migliorato una serie di parametri (tra cui la posizione e
l’inclinazione del motore che oggi eroga la bellezza di 80 HP). L’idea che ha
generato questo “matrimonio” è stata abbastanza semplice (quanto meno agli
occhi dei loro creatori) dal momento che il propulsore della XS 650 è ispirato
a quello della Bonneville, privato dei difetti dell’unità inglese. Si tratta
del primo motore Yamaha a quattro tempi realizzato negli anni ’70 per far
fronte alle sempre più restrittive norme antinquinamento americane. Va da sé
che il trapianto ha una base logica. Inoltre il propulsore giapponese è famoso
per le elevate vibrazioni che genera e che si acuiscono all’aumentare dei giri
motore e della potenza; immaginatevi quando il bicilindrico viene preparato per
sprigionare quasi il 25 per cento di potenza in più. Di contro il telaio della
Commando era rinomato per il suo sistema Isolastic che tramite supporti in gomma
isolava appunto il motore (con relative vibrazioni) dal resto della
motocicletta. Praticamente il connubio perfetto. O forse no? E già perché un
conto è ipotizzare il trapianto di un motore Triumph seguendo uno schema già
ampiamente rodato ma ben altra cosa è teorizzare qualcosa di nuovo e mai
tentato prima ipotizzando le posizioni dei vari elementi alla ricerca di un
equilibrio sconosciuto. Il grosso del lavoro (compresi i quattro step
precedenti) è stato proprio quello di trovare la migliore collocazione, lungo i
tre assi, del propulsore giapponese. Innanzitutto poiché il motore era più
largo del telaio si è dovuto sfruttare tutto lo spazio in altezza disponibile e
creare un telaietto ausiliario che da un lato reggesse il bicilindrico e
dall’altro poggiasse sui sistema Isolastic. Inoltre si sono dovute tenere in
considerazione le quote ciclistiche e la distribuzione dei pesi influenzate
dallo spostamento del motore dentro il telaio. Il problema è stato risolto
piazzando il bicilindrico quanto più avanti possibile e riequilibrando il tutto
con una forcella anteriore da 38 millimetri proveniente da una Yamaha FZR 600 e
due mono posteriori della Works Performance. Serbatoio in alluminio della CMR,
semicarena originale Norton, coda in vetroresina fedele replica dell’originale,
semimanubri Vortex, pedane realizzate appositamente per Brad, contagiri Scitsu
e doppio freno anteriore con tamburo posteriore. Il motore ha ricevuto il kit
di maggiorazione a 750 centimetri cubici, radiatore dell’olio su ordinazione,
valvole in acciaio inox con camme e kit molle più spinti, carburatori Mikuni da
38 millimetri, rapportatura del cambio rivista per le gare in pista e impianto
di scarico montato su supporti semimobili per oscillare insieme al motore ed
evitare rotture meccaniche (se non è inventiva questa!). Le ore spese per
realizzare tutti i vari step non si contano più; i soldi, la fatica, le notti
passate a inventare una soluzione ai problemi neppure. Rimane “solo” il piacere
di guidare (vincendo) un accrocchio impensabile nella classe del campionato
canadese Heavyweight dedicato alle motociclette vintage da corsa e il merito di
aver fatto quello che nessuno credeva possibile o neppure immaginabile. A
questo punto ci chiediamo cosa partorirà la mente di questi due spregiudicati
inventori/corridori durante il lungo inverno canadese.
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