COME
LA MITICA GUZZI V8
Fin
dagli anni ’30 e arrivando alla fine dei ’50 le carenature aerodinamiche sono
state sviluppate con lo scopo principale d’incrementare le velocità massime
delle motociclette (BMW, NSU, Brough Superior, Indian, Moto Guzzi, Rondine
prima e Gilera dopo sono state le maggiori esponenti). Vietate per motivi di
sicurezza ed evolutesi strada facendo nelle moderne carenature sportive e
turistiche, sono ritornate prepotentemente nel mondo delle due ruote in due
settori ben definiti: le moto preparate per i record di velocità (o di
accelerazione) e le special da salone.
Con un’eccezione: la Vanguard V8 Racer
realizzata da Numbnut Motorcycles in collaborazione con la svizzera Gannet
Design, commissionata da Vanguard (marchio olandese d’abbigliamento) e ispirata
a quel prodigio di meccanica (e aerodinamica) che era la Moto Guzzi V8 del ’55
progettata da Carcano. Base di partenza una Eldorado 1.400 del 2015, spogliata
di plastiche e particolari ritenuti non necessari e immediatamente rigommata
con due pneumatici Firestone Champion Deluxes e un paio di ammortizzatori YSS
più lunghi e con serbatoio separato. Il tutto per osservare la linea generale
della moto a nudo e poter definire i passi successivi tra cui la nuova sella
(piccola, monoposto, con codino integrato ricoperto in pelle; la targa è stata
spostata sul cardano), le pedane (arretrate di oltre 80 centimetri con lunghi
rinvii e sfruttando le staffe originali reggi marmitte!), il serbatoio nuovo, i
semimanubri (in luogo del manubrio originale alto e arretrato della cruiser
italiana) e gli scarichi. Questi ultimi hanno avuto una gestazione non
eccessivamente lunga ma sicuramente complessa dal momento che nelle intenzioni
del preparatore dovevano riprendere lo stile della V8 del 1955 con tubi corti.
La soluzione? Semplicemente due terminali posizionati sotto il cambio con le “bocche”
rivolte lateralmente (un po’ come sulla Panigale). Quello che invece ha
richiesto molto tempo è stata la carenatura a campana che ha necessitato di
supporti aggiuntivi saldati al telaio principale e un lavoro di affinamento
delle linee per permettere sia l’accesso al guidatore sia proporzioni non
eccessive unite a una forma pulita. Due escamotage perfetti per risolvere
questi problemi sono stati l’utilizzo di un plexiglass privo di cornici così da
snellire la linea verso l’alto pur mantenendo le caratteristiche aerodinamiche
della carena e l’oblò attraverso cui si può intravedere il faro anteriore. Per
rendere più snella anche la vista laterale i fianchetti di serie sono stati
modificati aggiungendo una rete metallica. Il mix di colori usati è stato il
tocco finale con la sella marrone, il serbatoio grigio (come se fosse metallo
nudo), il telaio nero e la carenatura (naturalmente) verde in onore allo schema
della Guzzi originale da corsa del ’55. Il tutto si traduce in una special
assolutamente unica nel panorama sia per la base di partenza che per
l’interpretazione che ne è stata data, nata per lanciare una nuova linea di
jeans della Vanguard che, neppure tanto casualmente, si chiama V8.
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