mercoledì 21 dicembre 2016

BULTACO MERCURIO “LA CLANDESTINA” by XTR PEPO

DIO SALVI LA REGINA (E I MOTORI A DUE TEMPI)
E’ passionale e sanguigna e rasenta la perfezione perché è piccola, due tempi, con lo spirito delle corse nel serbatoio, con un “lato B” sensualissimo, capace di far battere (e fermare) i cuori anche quando è spenta e perché solo a guardarla ci si immagina già ingarellati in corse notturne al chiarore della luna lungo le strade della costa. E’ una XTR e lo si intuisce immediatamente; ma è anche una fucilata perché dimostra come l’unico limite alla fantasia siamo noi stessi.
Basata su una modesta Bultaco Mercurio 125 del ’62 (che ai più dirà ben poco) è stata profondamente modificata per ottenere il risultato che vedete in foto. Del telaio originale rimane poco più che l’idea e qualche metro di tubolare. La parte posteriore, infatti, è completamente nuova ed è stata adattata per ospitare il forcellone (modificato) di un SR 500 privo di leveraggi e con un inedito mono centrale Betor (in luogo del sistema originale a doppio ammortizzatore). L’intero avantreno, i cerchi da 17 pollici (le gomme sono delle moderne Bridgestone Battlax S20) e i freni Brembo Serie Oro sono stati prelevati da una Cagiva Mito Evo. Il codino in carbonio della RAD 02 si sposa perfettamente con le linee del serbatoio originale (con tappo Laverda) e con il resto della componentistica proveniente da varie moto donatrici. Il motore 125 di serie, invece, ha lasciato il posto al mono 250 di una Bultago Pursang Mk15 inserito a fatica nel telaio (modificato all’uopo), maggiorato fino a 370 centimetri cubici e dotato d’espansione Supermario (senza silenziatore…of course!), carburatore Keihin da 39, accensione elettronica e doppia candela. Con 99 chili di peso totale e una cinquantina di cavalli erogati dal propulsore (sebbene questo dato non sia stato dichiarato ufficialmente) è facile immaginare quanto la Clandestina possa essere divertente. In tutta sincerità a noi ha ricordato le Ducati mono da corsa che furoreggiavano nelle corse su strada degli anni ’50 e ’60. E in fondo lo spirito della Clandestina sembra proprio questo: piccola, leggera, potente e sanguigna…proprio come dovrebbe essere una moto!             
































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