Quanto
costa al giorno d’oggi una vetusta Honda XL 600 R del 1984? 2.000 euro? 1.000?
O forse anche meno se mal messa? Quello che sappiamo è che sulla scorta
dell’esemplare customizzazione operata da Classified Moto si può prendere
spunto per una special davvero intrigante. Lo stile della preparazione è allineato
alle precedenti realizzazioni del preparatore americano. A noi del vecchio
continente ricorda un mix ben miscelato tra Mad Max e Walking Dead (avete
presente la special di Daryl?).
La verità, però, è che la Movember XL nasce per
volontà della Progressive Insurance che l’ha messa in palio come premio della
manifestazione Moustaches che si tiene da vent’anni a questa parte a Novembre
per l’ente che raccoglie fondi contro le malattie maschili. Fil rouge i baffi,
curati, vezzosi, appariscenti e simili a quelli che andavano di moda negli anni
’70. Base di partenza, quindi, una XL 600 R della prima metà degli anni ’80
sottoposta a una radicale trasformazione. Del telaio originale rimane solo la
culla centrale, spina dorsale della motocicletta, ripulito da attacchi e staffe
ritenute non necessarie e ricomposto nella sua essenza con una porzione
posteriore sottile e corta quel tanto che basta per reggere (e ospitare) il
solo guidatore. Targa e fanale sono stati posizionati sul nuovo forcellone
monobraccio con relativo cerchio e freno prelevati da una Triumph Speed
Triple del 2006; la zona del perno è stata rinforzata per ospitare il nuovo
elemento mentre le frecce posteriori sono state sistemate poco sopra il perno
saldamente ancorate (e aderenti) al telaio. In effetti tutta la moto è una
specie di Frankenstein dal momento che, come da tradizione del preparatore, il
serbatoio deriva da una Kawasaki KZ750 (su cui sono stati montati fregi a forma
di baffo), l’intero avantreno deriva da una Kawasaki ZX6R del 2007 (forcella
accoppiata a piastre home made, cerchio e dischi freno a margherita da 300
millimetri con pinze Tokico), mono posteriore Progressive Suspension 465
regolabile e pneumatici abbondantemente tassellati Kenda Big Block. Della XL
d’origine rimane ben poco e i primi elementi a scomparire sono stati i pezzi
plasticosi sostituiti da fianchettini piccoli di metallo lavorato,
l’altrettanto minimalista parafango anteriore (che riesce davvero difficile
definire tale) e il doppio faro posizionato sulla forcella. Per quanto riguarda
il motore è rimasto pressochè di serie (avendo alleggerito abbondantemente
l’intera motocicletta i circa 44 cavalli e la coppia taurina risultano più che
sufficienti) ad eccezione di una buona messa a punto e di un nuovo scarico in acciaio
inox molto aderente, simile all’elemento di serie, che si insinua sotto la
sella per risolversi in un terminale corto e minacciosissimo fabbricato a mano.
L’impianto elettrico è stato rifatto da zero semplificandolo e alleggerendolo;
una piccola batteria Shorai agli ioni di litio è stata posizionata sotto il
carburatore mentre poco sopra sulla sinistra si trova il blocchetto
d’accensione (guardate bene le foto!). Manubrio Pro Taper SE, manopole Oury, strumentazione
Acewell, specchietto minimalista e paracolpi sotto il motore completano la
preparazione che al di là della verniciatura di telaio e forcellone e di alcune
piastre sparse qua e là (come il parapignone) non presenta alcun tipo di vezzo
modaiolo. E’ una motocicletta onesta, godereccia, che necessita di un vigoroso
calcio sul kick starter per avviarsi, una dual sport (come lo era del resto il
modello d’origine) aggiornata e usata come antistress, una valvola di sfogo dal
logorio dei tempi moderni, una probabile causa di paresi facciale (provate voi
a togliervi il sorriso dopo averla guidata) e, in ultima istanza, un mezzo privo
d’elettronica. Il che vuol dire due cose: primo che se rimarrete in panne
potrete davvero ripararla sul ciglio della strada (se ne avrete le capacità) e
secondo che il controllo di trazione ritornerà a essere il vostro polso destro…e
non avrete più tante scuse!
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