giovedì 15 dicembre 2016

FXE VANGUARD ROADSTER

IDEATA, PROGETTATA E COSTRUITA A NEW YORK CITY
Se vi sembra d’averla già vista da qualche parte non vi sbagliate. La nuova Vanguard Roadster, infatti, riprende le linee e l’impostazione meccanica della P120 Confederate e non poteva essere altrimenti dal momento che Francois-Xavier Terny e Edwards Jacobs cofondatori e rispettivamente Ceo e designer/progettista della FXE (acronimo appunto dei loro nomi) sono stati, con mansioni similari, dipendenti della factory con sede in Alabama.
Ciò premesso la Vanguard Roadster pur nella sua monoliticità viene percepita immediatamente come una motocicletta tipicamente americana e come tale fa ampio uso di caratteristiche e dogmi made in USA a partire dal propulsore, un classico bicilindrico S&S X-Wedge da 117 pollici (circa 1.917 centimetri cubici per noi europei) con angolo dei cilindri di 56 gradi, rivisto dal costruttore newyorkese per poter svolgere funzioni portanti e sostenere le sospensioni totalmente regolabili. Osservando bene le foto, infatti, al propulsore è vincolato anteriormente il cannotto di sterzo e la forcella Ohlins a steli rovesciati da 48 millimetri e posteriormente l’enorme e massiccio monobraccio che ingloba la trasmissione finale a cardano e il mono sempre Ohlins. Sopra il bicilindrico è agganciata una struttura in lega d’alluminio a cui vengono vincolati il serbatoio in fibra di carbonio da 21 litri e la sella che svetta a 813 millimetri dal suolo. Sotto il motore un altro elemento d’alluminio, creato con lo stesso stile della “vasca” superiore, nasconde il basamento e l’impianto di scarico; similarmente come fatto dalla Confederate, il carter destro è trasparente per far vedere il movimento degli elementi della distribuzione. La scheda tecnica snocciola dati da vera muscle bike americana: passo di 1.664 millimetri, angolo del cannotto di sterzo di 27 gradi, peso nell’ordine dei 250 chili e coppia taurina del bicilindrico pari a 110 nanometri scaricata da un cambio a sei rapporti attraverso la ruota posteriore da 240 millimetri montata su un cerchio in alluminio con design lenticolare da 18 pollici (anteriore 130 su cerchio dal disegno classico da 18). Osservando le immagini ogni elemento ogni singolo particolare appare sovradimensionato, più grosso e massiccio rispetto a quanto montato sulle moto europee: pedane, manopole, comandi, cruscotto (un grosso “padellone” digitale attraverso cui vedere anche le immagini della telecamera posteriore che sostituisce gli specchietti) e copertura del monoammortizzatore inglobato nel monobraccio dotata di oblò per osservarne il movimento. Ci sono poi le innovazioni di design come il serbatoio che al pari dei cofani delle muscle car si alza per garantire un accesso agevole alla meccanica e l’approccio modulare alla produzione che riduce i tempi di montaggio, i problemi di qualità e permette di costruire tre diversi modelli con una piattaforma comune (dopo la roadster sono previste una cruiser e una sportiva). Il tutto incastonato sullo sfondo della “Grande mela”: New York una delle città più popolose degli Stati Uniti, l’ombelico multietnico e globale del mondo, il luogo di cui Tom Wolfe disse “la cultura sembra che sia in aria, come parte del tempo”, la patria del Metropolitan Museum of Art, del Guggenheim Museum, di Wall Street e da adesso in poi anche della FXE.


















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