IDEATA,
PROGETTATA E COSTRUITA A NEW YORK CITY
Se
vi sembra d’averla già vista da qualche parte non vi sbagliate. La nuova
Vanguard Roadster, infatti, riprende le linee e l’impostazione meccanica della
P120 Confederate e non poteva essere altrimenti dal momento che Francois-Xavier
Terny e Edwards Jacobs cofondatori e rispettivamente Ceo e designer/progettista
della FXE (acronimo appunto dei loro nomi) sono stati, con mansioni similari,
dipendenti della factory con sede in Alabama.
Ciò premesso la Vanguard Roadster
pur nella sua monoliticità viene percepita immediatamente come una motocicletta
tipicamente americana e come tale fa ampio uso di caratteristiche e dogmi made
in USA a partire dal propulsore, un classico bicilindrico S&S X-Wedge da
117 pollici (circa 1.917 centimetri cubici per noi europei) con angolo dei
cilindri di 56 gradi, rivisto dal costruttore newyorkese per poter svolgere
funzioni portanti e sostenere le sospensioni totalmente regolabili. Osservando
bene le foto, infatti, al propulsore è vincolato anteriormente il cannotto di
sterzo e la forcella Ohlins a steli rovesciati da 48 millimetri e
posteriormente l’enorme e massiccio monobraccio che ingloba la trasmissione
finale a cardano e il mono sempre Ohlins. Sopra il bicilindrico è agganciata
una struttura in lega d’alluminio a cui vengono vincolati il serbatoio in fibra
di carbonio da 21 litri e la sella che svetta a 813 millimetri dal suolo. Sotto
il motore un altro elemento d’alluminio, creato con lo stesso stile della
“vasca” superiore, nasconde il basamento e l’impianto di scarico; similarmente
come fatto dalla Confederate, il carter destro è trasparente per far vedere il
movimento degli elementi della distribuzione. La scheda tecnica snocciola dati
da vera muscle bike americana: passo di 1.664 millimetri, angolo del cannotto
di sterzo di 27 gradi, peso nell’ordine dei 250 chili e coppia taurina del
bicilindrico pari a 110 nanometri scaricata da un cambio a sei rapporti
attraverso la ruota posteriore da 240 millimetri montata su un cerchio in
alluminio con design lenticolare da 18 pollici (anteriore 130 su cerchio dal
disegno classico da 18). Osservando le immagini ogni elemento ogni singolo
particolare appare sovradimensionato, più grosso e massiccio rispetto a quanto montato
sulle moto europee: pedane, manopole, comandi, cruscotto (un grosso “padellone”
digitale attraverso cui vedere anche le immagini della telecamera posteriore
che sostituisce gli specchietti) e copertura del monoammortizzatore inglobato
nel monobraccio dotata di oblò per osservarne il movimento. Ci sono poi le
innovazioni di design come il serbatoio che al pari dei cofani delle muscle car
si alza per garantire un accesso agevole alla meccanica e l’approccio modulare
alla produzione che riduce i tempi di montaggio, i problemi di qualità e
permette di costruire tre diversi modelli con una piattaforma comune (dopo la
roadster sono previste una cruiser e una sportiva). Il tutto incastonato sullo
sfondo della “Grande mela”: New York una delle città più popolose degli Stati
Uniti, l’ombelico multietnico e globale del mondo, il luogo di cui Tom Wolfe
disse “
la cultura sembra che sia in aria, come parte del
tempo”, la patria del Metropolitan Museum of Art, del Guggenheim Museum,
di Wall Street e da adesso in poi anche della FXE.
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