PICCOLA, NERA E BOLLENTE
Scrivere
XTR Pepo su un qualunque motore di ricerca vuol dire accedere a immagini di
special oltre che particolari, dotate anche dell’inconfondibile family feeling
che lega le creazioni di Pepo Rosell con quelle di Radical Ducati, la vecchia
factory in cui ha lavorato e che ha chiuso i battenti dopo quindici anni. Oggi
Pepo fa il solista e suona un’orchestra che va a uno, due, tre e più cilindri
che sembrano somigliarsi nella melodia delle linee disegnate dal preparatore di
Madrid ma che al di là dell’ispirazione comune alle endurance et similia
concedono poco o nulla all’utilizzo di pezzi in comune.
Il caso vuole che
oltretutto, Pepo sfrutti benissimo l’attuale trend che chiede moto piccine nelle
dimensioni con motori di cubatura medio/bassa e a cui dare personalità per
uscire dall’anonimato della massificazione della produzione in serie. Prendete
ad esempio la Mash, piccola e con un motore semplice, robusto e parsimonioso.
Il costo d’acquisto non è per nulla proibitivo e appena uscite dalla fabbrica
hanno già un loro stile ben definito. Ma limitarsi alla versione stock, in
questi casi, è un po’ come andare a fare la spesa con una Ferrari…un’azione
illogica. Ecco quindi una classica ricetta per trasformare una cafè racer di serie
in una special dal sapore retrò, carenatissima e con tanta tanta personalità.
S’inizia con i classici ritocchi al telaio (in verità quello della Mash ha già
una linea abbastanza “special”) che hanno riguardato sia la parte anteriore che
posteriore. La più evidente è la creazione di nuove staffe per le pedane
d’alluminio che si trovano più o meno dove prima erano collocate quelle del
passeggero (che adesso non è neppure previsto). Tutte le sovrastrutture sono
state realizzate in fibra di vetro attingendo a linee famose del passato:
serbatoio ispirato a quello delle Honda 500 da gran premio di parecchi decenni
fa, carenatura rifatta sulla scorta di quelle della Ossa (e se non conoscete questo
marchio vi invitiamo caldamente a digitare su Google Ossa/Herrero per scoprire
una storia sportiva d’altri tempi) con cupolino modificato su specifiche XTR,
codino copia di un’Aermacchi Ala d’Oro e parafango anteriore di una…Mash
ampiamente ridimensionato. Facile intuire come le ispirazioni di Pepo siano
numerose e trasversali. In più la miscellanea di accessori nuovi e antichi
arricchisce il tutto; il freno al retrotreno, ad esempio, sfrutta tubazioni
Frentubo, il faro posteriore proviene da una Montesa, la batteria è una più
piccola e leggera Lipo, la luce anteriore (posizionata in modo quantomeno
singolare) al pari del filtro aria più racing e del sistema di scarico sono
home made XTR mentre gli pneumatici sono dei Continental da supermotard. Il
tutto sapientemente decorato da Pintumoto che ha giocato con il nero dominante
sulla carenatura (ad eccezione degli spazi per i numeri da gara in un
classicissimo verde e del rosso per il sottopancia) in contrasto con il telaio
lucidato. L’hanno battezzata Cafè Noir e il motivo è più che ovvio. A noi piace
immaginare che sulla scorta di quanto fatto da Pepo, qualcuno stia già
abbozzando degli schizzi su un foglio bianco, immaginandosi alla guida di una
motocicletta piccola e singolare che a un appassionato distratto potrebbe
ricordare qualche vecchia foto a colori che negli anni ’80 immortalava un
veicolo a due ruote impegnato tra le curve del circuito del Montjuic.
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