TUTTA
PELLE E OSSA
Nella
loro home page scrivono testualmente “Possiedi una moto che giace in un angolo
del garage, in un posto auto o in cantina? L’hai amata? Dimenticata? Coperto
dalla polvere della vita frenetica? Ti piacerebbe sentirla di nuovo? Ti
piacerebbe guidarla di nuovo?” e questo basta per capire lo spirito con cui
Moto Relic affronta i lavori che gli vengono commissionati: resuscitare
sensazioni sopite sotto un telo polveroso della nostra mente.
E basta vedere
cos’hanno ottenuto da un’anonima (e semi sconosciuta) Honda Ascot dell’82 per
capire di cosa stiamo parlando. La coda in pieno stile dirt track è realizzata interamente
a mano (sovrastruttura in alluminio e sella in vinile) e ha richiesto
sostanziali modifiche al telaio (in cui sono “annegate” le luci posteriori) per
essere adattata. Allo stesso modo la mascherina anteriore d’alluminio che
riprende le forme di una tabella portanumero (con il plus dei fari a LED incassati)
è tutta home made mentre il serbatoio è stato prelevato da una Suzuki TS250 e
modificato nella parte inferiore per adattarsi al telaio originale Honda. Sui
cerchi di serie, dipinti d’oro, sono stati montati pneumatici Shinko mentre per
la vernice, che riprende i colori ufficiali della Honda, è stata realizzata da Homeward
Bound Motorcycles. Altri elementi distintivi della customizzazione sono le
pedane zigrinate per aumentare il grip, l’assenza dei parafanghi, il paramotore
e i nuovi ammortizzatori posteriori. Rimane il motore, il mono da 498 centimetri
cubici SOHC a quattro valvole raffreddato ad aria, modificato nel filtro aria
(più aperto) e nello scarico d’acciaio realizzato a mano e completato con un
silenziatore dedicato che regala al propulsore una tonalità più aggressiva. A
prima vista, quindi, sembrerebbe una normale customizzazione per girare su
anelli di terra battuta; ma a ben guardare pur mancando una buona quantità
d’accessori necessari per guidare in strade aperte al pubblico, non si può non
immaginarla a svicolare nel traffico, borbottando a bassi giri per poi
scaricare a terra tutta la potenza del mono alla prima rotonda. Perché se è
vero che la polvere aiuta a mettere di traverso una motocicletta, è altrettanto
vero che le derapate su asfalto regalano sorrisi parimenti goderecci.
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