SFIDA 400
Solo i motociclisti più anziani comprendono appieno la grandezza
della leggenda delle Moto Guzzi. Immaginate una marca con quasi 100 anni di
storia, vittoriosa praticamente in ogni competizione a cui ha partecipato (gare
in pista, su circuiti cittadini, in fuoristrada e nei record di velocità), in
grado di creare mezzi meccanicamente irripetibili (dai mono agli otto cilindri
passando per frazionamenti a due, tre e quattro pistoni), all’avanguardia nella
sperimentazione aerodinamica e tecnica. Poi l’oblio per problemi economici, per
cattiva gestione…per mille motivi. Ciononostante è ancora viva e vegeta con
motociclette uniche nel panorama mondiale. Oggi vorrei rendere omaggio sia alla
Guzzi che ad uno dei suoi più illustri interpreti: Arturo Magni. Prima in
Gilera e poi in MV, Arturo ha aperto le Elaborazioni Magni nel ‘77 con i suoi
figli costruendo parti speciali per MV, Honda, BMW e dal 1985 anche Guzzi. A partire
dal 1989 la Magni introdusse una serie di motociclette in diverse cilindrate denominate
Sfida e caratterizzate da un look ed una guida tipiche delle motociclette
italiane anni ’60 e ‘70. Nel 1992 viene presentata la Sfida 400 (prodotta in
circa 90 esemplari), versione ridotta a 378 centimetri cubici (alesaggio da 44 millimetri
e corsa da 74) e destinata al solo mercato giapponese dove per guidare moto di
cilindrata superiore a erano gravate da tasse elevate e necessitavano di una
patente speciale. Caratterizzata da sovrastrutture realizzate appositamente
(codino con sella monoposto, cupolino, serbatoio in alluminio da 15 litri,
fianchetti laterali e parafanghi) si ispira alla sorella maggiore di 1000
centimetri cubici. Venivano montate nuove ruote a raggi da 18 pollici e
sostituite le sospensioni (la forcella era della Marzocchi). Così completata la
Sfida 400 pesava poco meno di 150 chili per 35 cavalli e con un cambio a cinque
marce ed un rapporto finale corto al cardano permetteva di “sfidare” moto di
cubature superiori tenendone il passo su percorsi tortuosi. L’unica veste
grafica era quella che vedete in foto: telaio e sovrastrutture rosse,
fianchetti e parafanghi lasciati a nudo e lucidati e mostruosa fanaleria
posteriore (speso le grosse frecce venivano spostate sull'attacco superiore degli ammortizzatori). Ora mi permetto una riflessione; in giro ci sono molte Guzzi 35 e
65 ex forze dell’ordine (ma anche civili) con prezzi di scambio davvero
ridicoli. In più la moda della customizzazione stà evolvendo dalle semplici naked
con motori pompati e poca attenzione per la ciclistica a mezzi sempre
performanti ma con set up ed accessori in grado di supportare il pilota e le maggiori prestazioni del propulsore. Le
sovrastrutture Magni sono riprodotte con buona fattura da molti specialisti ed
a prezzi tutto sommato accettabili. Inoltre i costi di gestione e mantenimento
di una 35 o 65 sono davvero bassi….devo continuare?
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