domenica 29 giugno 2014

MOTO GUZZI by MAGNI

SFIDA 400


Solo i motociclisti più anziani comprendono appieno la grandezza della leggenda delle Moto Guzzi. Immaginate una marca con quasi 100 anni di storia, vittoriosa praticamente in ogni competizione a cui ha partecipato (gare in pista, su circuiti cittadini, in fuoristrada e nei record di velocità), in grado di creare mezzi meccanicamente irripetibili (dai mono agli otto cilindri passando per frazionamenti a due, tre e quattro pistoni), all’avanguardia nella sperimentazione aerodinamica e tecnica. Poi l’oblio per problemi economici, per cattiva gestione…per mille motivi. Ciononostante è ancora viva e vegeta con motociclette uniche nel panorama mondiale. Oggi vorrei rendere omaggio sia alla Guzzi che ad uno dei suoi più illustri interpreti: Arturo Magni. Prima in Gilera e poi in MV, Arturo ha aperto le Elaborazioni Magni nel ‘77 con i suoi figli costruendo parti speciali per MV, Honda, BMW e dal 1985 anche Guzzi. A partire dal 1989 la Magni introdusse una serie di motociclette in diverse cilindrate denominate Sfida e caratterizzate da un look ed una guida tipiche delle motociclette italiane anni ’60 e ‘70. Nel 1992 viene presentata la Sfida 400 (prodotta in circa 90 esemplari), versione ridotta a 378 centimetri cubici (alesaggio da 44 millimetri e corsa da 74) e destinata al solo mercato giapponese dove per guidare moto di cilindrata superiore a erano gravate da tasse elevate e necessitavano di una patente speciale. Caratterizzata da sovrastrutture realizzate appositamente (codino con sella monoposto, cupolino, serbatoio in alluminio da 15 litri, fianchetti laterali e parafanghi) si ispira alla sorella maggiore di 1000 centimetri cubici. Venivano montate nuove ruote a raggi da 18 pollici e sostituite le sospensioni (la forcella era della Marzocchi). Così completata la Sfida 400 pesava poco meno di 150 chili per 35 cavalli e con un cambio a cinque marce ed un rapporto finale corto al cardano permetteva di “sfidare” moto di cubature superiori tenendone il passo su percorsi tortuosi. L’unica veste grafica era quella che vedete in foto: telaio e sovrastrutture rosse, fianchetti e parafanghi lasciati a nudo e lucidati e mostruosa fanaleria posteriore (speso le grosse frecce venivano spostate sull'attacco superiore degli ammortizzatori). Ora mi permetto una riflessione; in giro ci sono molte Guzzi 35 e 65 ex forze dell’ordine (ma anche civili) con prezzi di scambio davvero ridicoli. In più la moda della customizzazione stà evolvendo dalle semplici naked con motori pompati e poca attenzione per la ciclistica a mezzi sempre performanti ma con set up ed accessori in grado di supportare il pilota e le maggiori prestazioni del propulsore. Le sovrastrutture Magni sono riprodotte con buona fattura da molti specialisti ed a prezzi tutto sommato accettabili. Inoltre i costi di gestione e mantenimento di una 35 o 65 sono davvero bassi….devo continuare?











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