martedì 3 giugno 2014

HARLEY-DAVIDSON XL 1200 R “LA HADUC” by PIET VAN DEN BREEVAART

HARLEYSTEIN



Quella che sto per raccontarvi è l’incredibile storia di un motociclista appassionato oltremisura che ha costruito la sua cafè racer mixando un motore Harley-Davidson 1200, ruote Laverda e telaio  Ducati GT 860. Il nostro eroe (potreste definirlo in altro modo?) guida prevalentemente BMW e da una decina d’anni anche le big twin americane. Stabilito un risicatissimo budget parte dal telaio a tubi di una Ducati GT 860 del 1975 cui accoppia un propulsore Sportster 1200 del 2004. Se per le saldature e la verniciatura del telaio (che comunque ha necessitato di adattamenti del caso) si è affidato ad artigiani del settore, per il motore (acquistato usato) ha perseguito la classica ricetta dei customizer di tutto il mondo con filtro e scarichi più performanti e qualche accorgimento minore. Così sistemato il nostro Piet poteva contare su un motore da circa  80 cavalli imbrigliati in una ciclistica italiana, completata da forcella Ceriani ed ammortizzatori Koni. Curiosamente oltre ai cerchi Laverda a raggi sono stati mantenuti anche i freni a tamburo sicuramente accattivanti dal punto di vista estetico ma inferiori per efficacia rispetto al classico trittico di dischi e pinze. L’aspetto più complesso dell’innesto è stato l’allineamento del motore con l’asse della catena di trasmissione finale (oltretutto è stato mantenuto anche il forcellone posteriore della GT 860 con tutti i vantaggi e svantaggi del caso). Il resto della preparazione ha visto il montaggio di fari Harley-Davidson (anteriore) e Miller (posteriore), parafanghi realizzati in lega leggera direttamente da Piet, serbatoio benzina Ducati 500 del ’77 e tanica dell’olio in lega della Santee. Classico per una cafè racer, l’utilizzo di mezzi manubri, comandi al pedale arretrati e targa a sbalzo sul parafango. Due domande nascono spontanee: perché un motore Harley e come va questa miscellanea? Ebbene Piet voleva un propulsore dal carattere marcato e la possibilità di acquistaro ad un prezzo molto basso ha fatto il resto. Per la dinamica a detta del suo creatore sembra che tutto funzioni alla meraviglia: ottima maneggevolezza, buona frenata, poche vibrazioni e velocità sufficiente rendono “La Haduc” un mezzo quanto meno gustoso. Personalmente a me ricorda quelle motociclette esotiche come le Triton o le Norvin che montavano motori preparati allo spasimo su telai sopraffini (per l’epoca); in più è stata realizzata con una cura superiore alla media dei piccoli costruttori fai da te ed utilizzando accessori reperiti un po’ ovunque pur di rispettare il budget prefissato. Continuate a credere che sia impossibile realizzare una special da soli?

















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